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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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l’Ammannato con essi, scrivendo per lui il Vasari al Buonaruoto che facessi intendere al Papa dove<br />

voleva questa sepoltura, e che, avendo l’ordine, facessi fondare. Sùbito che Michelagnolo ebbe la<br />

lettera, parlò al nostro Signore e scrisse al Vasari questa resoluzione di man sua:<br />

Messer Giorgio mio caro. Sùbito che Bartolomeo fu giunto qua, andai a parlare al Papa, e visto che<br />

voleva fare rifondare a Montorio per le sepolture, provveddi d’un muratore di San Piero. Il Tantecose lo<br />

seppe, e volsevi mandare uno a suo modo; io, per non combattere con chi dà le mosse a’ venti, mi son<br />

tirato adreto, perché, essendo uomo leggieri, non vorrei essere traportato in qualche macchia. Basta, che<br />

nella chiesa de’ Fiorentini non mi pare s’abbia più a pensare. Tornate presto e state sano. Altro non mi<br />

accade. Addì 13 di ottobre 1550.<br />

Chiamava Michelagnolo il Tantecose monsignor di Furlì, perché voleva fare ogni cosa. Essendo<br />

maestro di camera del Papa, provedeva per le medaglie, gioie, camei e figurine di bronzo, pitture,<br />

disegni, e voleva che ogni cosa dipendessi da lui. Volentieri fuggiva Michelagnolo questo uomo,<br />

perché aveva fatto sempre ufizii contrarii al bisogno di Michelagnolo, e perciò dubitava non essere<br />

da l’ambizione di questo uomo traportato in qualche macchia. Basta che la nazione fiorentina perse<br />

per quella chiesa una bellissima occasione, che Dio sa quando la racquisterà già mai, et a me ne<br />

dolse [<strong>II</strong>. 757] infinitamente. Non ho voluto mancare di fare questa breve memoria, perché si vegga<br />

che questo uomo cercò di giovare sempre alla nazione sua et agli amici suoi et all’arte. Né fu<br />

tornato apena il Vasari a Roma che, innanzi che fussi il principio dell’anno 1551, la setta<br />

Sangallesca aveva ordinato contro Michelagnolo un trattato, che il Papa dovessi fare congregazione<br />

in San Pietro e ragunare i fabricieri e tutti quegli che avevono la cura, per mostrare con false<br />

calumnie a Sua Santità che Michelagnolo aveva guasto quella fabrica; perché, avendo egli già<br />

murato la nicchia del Re, dove son le tre cappelle, e condottole con le tre finestre sopra, né sapendo<br />

quel che si voleva fare nella volta, con giudizio debole avevano dato ad intendere al cardinale<br />

Salviati vecchio et a Marcello Cervino, che fu poi Papa, che San Piero rimaneva con poco lume. Là<br />

dove, ragunati tutti, il Papa disse a Michelagnolo che i deputati dicevano che quella nicchia arebbe<br />

reso poco lume. Gli rispose: “Io vorrei sentire parlare questi deputati”. Il cardinale Marcello rispose:<br />

“Siàn noi”. Michelagnolo gli disse: “Monsignore, sopra queste finestre, nella volta che s’à a fare di<br />

trevertini, ne va tre altre”. “Voi non ce l’avete mai detto”, disse il Cardinale; e Michelagnolo<br />

soggiunse: “Io non sono, né manco voglio essere, obligato a dirlo, né alla Signoria Vostra né a<br />

nessuno, quel che io debbo o voglio fare. L’ufizio vostro è di far venire danari et avere loro cura dai<br />

ladri; et a’ disegni della fabrica ne avete a lasciare il carico a me”. E voltossi al Papa e disse: “Padre<br />

Santo, vedete quel che io guadagno, che se queste fatiche che io duro non mi giovano all’anima, io<br />

perdo tempo e l’opera”. Il Papa, che lo amava, gli messe le mani in sulle spalle e disse: “Voi<br />

guadagnate per l’anima e per il corpo, non dubitate”. E per aversegli saputo levare dinanzi, gli<br />

crebbe il Papa amore infinitamente, e comandò a lui et al Vasari che ‘l giorno seguente amendue<br />

fussino alla Vigna Iulia; nel qual luogo ebbe molti ragionamenti seco, che condussero quell’opera<br />

quasi alla bellezza che ella è, né faceva né deliberava cosa nessuna di disegno senza il parere e<br />

giudizio suo. Et in fra l’altre volse - perché egli ci andava spesso col Vasari -, stando Sua Santità<br />

intorno alla fonte dell’Acqua Vergine con dodici cardinali, arrivato Michelagnolo, volse, dico, il<br />

Papa per forza che Michelagnolo gli sedessi allato, quantunque egli umilissimamente il recusassi,<br />

onorando lui sempre, quanto è possibile, la virtù sua. Fecegli fare un modello d’una facciata per un<br />

palazzo che Sua Santità desiderava fare allato a San Rocco, volendosi servire del mausoleo di<br />

Augusto per il resto della muraglia; che non si può vedere, per disegno di facciata, né il più vario,<br />

né il più ornato, né il più nuovo di maniera e di ordine, avenga, come s’è visto in tutte le cose sue,<br />

che e’ non s’è mai voluto obligare a legge o antica o moderna di cose d’architettura, come quegli<br />

che ha auto l’ingegno atto a trovare sempre cose nuove e varie e non punto men belle. Questo<br />

modello è oggi appresso il duca Cosimo de’ Medici, che gli fu donato da papa Pio Quarto quando<br />

gli andò a Roma, che lo tiene fra le sue cose più care. Portò tanto rispetto questo Papa a<br />

Michelagnolo, che del continuo prese la sua protezione contro a cardinali et altri che cercavano<br />

calunniarlo, e volse che sempre, per valenti e reputati che fussino gli artefici, andassino a trovarlo a

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