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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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L’essere stato veduto intorno a San Piero un certo che di ragunata aveva fatto, come in simili casi<br />

adiviene, fermarvi molte persone, e tanto più essendosi bucinato che il corpo di Michelagnolo era<br />

venuto e che si aveva a portare in Santa Croce. E se bene, come ho detto, si fece ogni opera che la<br />

cosa non si sapesse, acciò che, spargendosi la fama per la città, non vi concorresse tanta moltitudine<br />

che non si potesse fuggire un certo che di tumulto e confusione, e ancora perché desideravano che<br />

quel poco che volean fare per allora venisse fatto con più quiete che pompa, riserbando il resto a più<br />

agio e più comodo tempo, l’una cosa e l’altra andò per lo contrario: perciò che, quanto alla<br />

moltitudine, andando, come s’è detto, la nuova di voce in voce, si empié in modo la chiesa in un<br />

batter d’occhio, che in ultimo con grandissima difficultà si condusse quel corpo di chiesa in<br />

sagrestia per sballarlo e metterlo nel suo deposito. E quanto all’essere cosa onorevole, se bene non<br />

può negarsi che il vedere nelle pompe funerali grande apparecchio di religiosi, gran quantità di cera,<br />

e gran numero d’imbastiti e vestiti a nero, non sia cosa di magnifica e grande apparenza, non è però<br />

che anco non fusse gran cosa vedere così all’improviso ristretti in un drappello quelli uomini<br />

eccellenti, che oggi sono in tanto pregio e saranno molto più per l’avvenire, intorno a quel corpo<br />

con tanti amorevoli uffizii et affezione. E di vero il numero di cotanti artefici in Firenze (che tutti vi<br />

erano) è grandissimo sempre stato, conciosiaché queste arti sono sempre per sì fatto modo fiorite in<br />

Firenze, che io credo che si possa [<strong>II</strong>. 786] dire, senza ingiuria dell’altre città, che il proprio e<br />

principal nido e domicilio di quelle sia Fiorenza, non altrimenti che già fusse delle scienzie Atene.<br />

Oltre al quale numero d’artefici erano tanti cittadini loro dietro, e tanti dalle bande delle strade dove<br />

si passava, che più non ve ne capivano; e, che è maggior cosa, non si sentiva altro che celebrare da<br />

ognuno i meriti di Michelagnolo e dire la vera virtù avere tanta forza che, poi che è mancata ogni<br />

speranza d’utile o onore che si possa da un virtuoso avere, ell’è nondimeno di sua natura e per<br />

proprio merito amata et onorata. Per le quali cose apparì questa dimostrazione più viva e più<br />

preziosa che ogni pompa d’oro e di drappi che fare si fusse potuta.<br />

Con questa bella frequenza essendo stato quel corpo condotto in Santa Croce, poi che ebbono i frati<br />

fornite le cerimonie che si costumano d’intorno ai defunti, fu portato, non senza grandissima<br />

difficultà, come s’è detto, per lo concorso de’ popoli, in sagrestia; dove il detto Luogotenente, che<br />

per l’uffizio suo vi era intervenuto, pensando di far cosa grata a molti, et anco (come poi confessò)<br />

disiderando di vedere morto quello che e’ non aveva veduto vivo o l’aveva veduto in età che<br />

n’aveva perduta ogni memoria, si risolvé allora di fare aprire la cassa. E così fatto, dove egli e tutti<br />

noi presenti credevamo trovare quel corpo già putrefatto e guasto, perché era stato morto giorni<br />

venticinque, e ventidue nella cassa, lo vedemo così in tutte le sue parti intero e senza alcuno odore<br />

cattivo, che stemo per credere che più tosto si riposasse in un dolce e quietissimo sonno. Et oltre che<br />

le fattezze del viso erano come apunto quando era vivo (fuori che un poco il colore era come di<br />

morto), non aveva niun membro che guasto fusse o mostrasse alcuna schifezza; e la testa e le gote a<br />

toccarle erano non altrimenti che se di poche ore innanzi fusse passato. Passata poi la furia del<br />

popolo, si diede ordine di metterlo in un deposito in chiesa a canto all’altare de’ Cavalcanti per me’<br />

la porta che va nel chiostro del Capitolo. In quel mezzo, sparsasi la voce per la città, vi concorse<br />

tanta moltitudine di giovani per vederlo, che fu gran fatica il potere chiudere il deposito. E se era di<br />

giorno, come fu di notte, sarebbe stato forza lasciarlo stare aperto molte ore per sodisfare<br />

all’universale. La mattina seguente, mentre si cominciava dai pittori e scultori a dare ordine<br />

all’onoranza, cominciarono molti belli ingegni, di che è sempre Fiorenza abondantissima, ad<br />

appiccare sopra detto deposito versi latini e volgari, e così per buona pezza fu continuato, in tanto<br />

che quelli componimenti che allora furono stampati furono piccola parte a rispetto de’ molti che<br />

furono fatti. Ora, per venire all’essequie, le quali non si fecero il dì dopo San Giovanni, come si era<br />

pensato, ma furono insino al quattordicesimo giorno di luglio prolungate, i tre Deputati (perché<br />

Benvenuto Cellini, essendosi da principio sentito alquanto indisposto, non era mai fra loro<br />

interven[u]to), fatto che ebbe[ro] proveditore Zanobi Lastricati scultore, si risolverono a far cosa più<br />

tosto ingegnosa e degna dell’arti loro che pomposa e di spesa. “E nel vero, avendosi a onorare -<br />

dissero que’ Deputati et il loro proveditore - un uomo come Michelagnolo, e da uomini della<br />

professione che egli ha fatto, e più tosto ricchi di virtù che d’amplissime facultà, si dee ciò fare non

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