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viene ripresa da Emilio Salgari nel racconto La stella dell‟Araucania,<br />
dove i choles, “la cui razza robusta è derivata dall‟incrocio del sangue<br />
spagnolo con quello indiano [, hanno] occhi piccoli e vivacissimi […]<br />
percorsi a tratti da lampi selvaggi” 264 . Sembrano appartenere al<br />
campo delle impressioni personali anche la dentatura da “ruminante” e<br />
la somiglianza, per via dei capelli lunghi e sciolti sulle spalle, a delle<br />
“furie”. Una, dirò così, deformazione professionale sembra agire nella<br />
percezione della camminatura Yagan, in cui le gambe sono<br />
potentemente arcuate sulla linea dei ginocchi [e dove i<br />
piedi portati all‟indietro] danno al corpo un movimento<br />
ondulatorio come di bastimento in rollìo 265 .<br />
Il resoconto di Bove, però, si spinge oltre la descrizione dei<br />
caratteri fisici, addentrandosi - diversamente dai viaggiatori che<br />
l‟hanno preceduto - nella descrizione delle usanze legate alle nozze,<br />
alla vita sessuale e alla condizione femminile. Qui l‟esploratore<br />
piemontese manifesta un‟attenzione mai prima vista, e una<br />
partecipazione umana autentica, per la durezza della vita condotta<br />
dalle donne fuegine. Nella lotta per la sopravvivenza,<br />
la più gran parte spetta alla donna, la quale tra i fungini è<br />
considerata più come una schiava che come una<br />
compagna. Ad essa i più penosi lavori, la pesca, la<br />
condotta delle canoe, la conservazione del fuoco. Quante<br />
volte ho veduto gli uomini tranquillamente seduti attorno<br />
a un buon fuoco, mentre le povere donne stavano esposte<br />
264 Emilio Salgari, La stella dell‟Araucania, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1968, 4. Il racconto,<br />
ambientato nello Stretto di Magellano, narra le avventure di marinai e lavoratori delle huaneras,<br />
isolotti dove veniva raccolto il guano. L‟autore utilizza come fonte le descrizioni di Giacomo<br />
Bove.<br />
265 Giacomo Bove, cit., 87.<br />
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