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tesi M. Baino.pdf - EleA@UniSA

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innumerevoli naufragi. Nel gurgite vasto l‟animo dell‟esploratore<br />

piemontese sperimenterà l‟angoscioso timore della morte per acqua e<br />

la desolata pietà per i resti di navi ancora rotolanti fra le onde. Il<br />

“perfido elemento”, come lo definisce De Agostini stesso, metterà in<br />

ogni momento sotto gli occhi, lungo le tristi scogliere del falso Capo<br />

Horn, residui di naufragio:<br />

Erano ammassi sconvolti di alberi spezzati, di boccaporti<br />

corrosi, di cubie frantumate, la cui struttura mi<br />

ricordavano le prime caravelle, che alcuni secoli addietro<br />

avevano solcato quei burrascosi mari. Giacevano ancora<br />

colà insepolte, accarezzate dai marosi, come le rovine ed i<br />

cadaveri di un immenso campo di battaglia, sconosciuto<br />

al mondo, ma testimonio tuttora eloquente di lotte<br />

angosciose, di patimenti senza limiti, e certo anche di atti<br />

di eroismo per sempre spenti nell‟oblio 302 .<br />

Anche nel secondo viaggio il pensiero del salesiano va ai<br />

naviganti senza fortuna:<br />

io sentivo tutte le angosce dei naufraghi nelle supreme<br />

lotte con quelle stesse acque che ora, calme e silenziose,<br />

celavano insidiosamente agguati mortali 303 .<br />

Nelle molte pagine dedicate ai moti del mare si avverte forse il<br />

disagio dell‟uomo di montagna, abituato ad affrontare rischi più<br />

prevedibili, lotte che possono rivelarsi anche durissime, ma con un<br />

avversario, nella sua immobilità, meno sleale; di natura, dirò così, più<br />

ordinata:<br />

302 Ivi, 194.<br />

303 Ivi, 198.<br />

193

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