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tesi M. Baino.pdf - EleA@UniSA

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La natura, per Dante, ha smesso di produrre forme gigantesche<br />

(e contigue all‟umano) davvero pericolose, perché quella spaventosa<br />

genìa di combattenti costituita dai giganti non era dotata solo di<br />

possanza fisica e di volontà di fare del male, ma anche dell‟argomento<br />

de la mente, dello strumento della ragione; e se la natura genera<br />

ancora balene ed elefanti è perché sono innocui, non dotati di ragione<br />

né di volontà di nuocere. I Patagoni, forse, non sono provvisti di<br />

cattiveria e intelligenza sufficienti per smentire quell‟accordo sentito<br />

come irrinunciabile dalla civiltà occidentale tra un dispiegarsi unitario<br />

del pensiero e l‟accidentalità multiforme delle percezioni 75 . Si può<br />

dire che questi giganti,<br />

confinati ai limiti più inospitali della terra non avevano in<br />

effetti né i tratti di una bruta animalità, né i tratti<br />

disumani, o ai limiti estremi dell‟umanità, che<br />

caratterizzavano invece considerevole parte delle<br />

tradizioni sui giganti trasmesse all‟interno della cultura<br />

occidentale. In ragione anche di quelle caratteristiche i<br />

giganti patagonici erano perciò destinati a rialimentare un<br />

grosso dibattito, che investiva, o reinvestiva, una serie di<br />

questioni […] in primo luogo la questione dell‟esistenza<br />

stessa dei giganti, evidentemente convalidata da tale<br />

75 Nell‟antichità classica, e in particolare con Aristotele, era presente il concetto di una “continuità<br />

proporzionata” del reale, “connessa ad una „statica morfologica‟, la quale risulta poi relativamente<br />

alterabile soltanto entro il gioco di relazioni immanente al rapporto tra la „natura secondo la forma‟<br />

e la „natura secondo la materia‟. Dove l‟idea di una „continuità proporzionata‟ risponde<br />

all‟essenziale principio della synecheia, della continuità fra i domini della natura (l‟inanimato e<br />

l‟animato, ed entro quest‟ultimo il vegetale, l‟animale, l‟umano) e i gradi ad essi interni; l‟idea di<br />

una „statica morfologica‟ risponde all‟altro essenziale principio di un mondo definitivamente<br />

„compiuto‟; l‟idea (anche essa destinata ad avere largo seguito) che l‟alterazione, l‟allontanamento<br />

non dalla „natura in assoluto‟, ma dalla „natura come è per lo più „, si produce „tutte le volte che la<br />

natura secondo la forma non riesce ad imporsi sulla natura secondo la materia‟, risponde all‟altro<br />

essenziale principio metafisico della „azione-reazione‟ appunto tra la „forma‟ e la „materia‟, l‟<br />

„agire‟ e il „patire‟ (e i loro caratteri, almeno nell‟ambito „biologico‟, „maschile‟ e „femminile‟) ”.<br />

Enrico Nuzzo, cit., 237. Come lì posto in nota, Cfr., per le frasi virgolettate, Aristotele, Gen. An.,<br />

IV, 4, 770b; traduzione in italiano in Opere biologiche, a cura di D.Lanza e M.Vegetti, Torino,<br />

UTET, 1971, 991.<br />

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