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profondità incalcolabili, tutte costellate di isole agli<br />
sbocchi, disseminate di secche; tre, quattro volte la via si<br />
biforca a destra, a sinistra, e mai si sa quale sia il vero<br />
braccio, se quello a ponente, o quello a nord o quello a<br />
sud. Bisogna evitare i banchi di sabbia, girare attorno alle<br />
rocce, mentre il vento ostile con improvvisi vortici, con i<br />
cosiddetti williwaws, agita lo stretto inquieto,<br />
sconvolgendo le acque e lacerando le vele. Solo dalle<br />
molte descrizioni di chi poi lo tentò, si comprende perché<br />
lo Stretto di Magellano abbia rappresentato per secoli il<br />
terrore di tutta la gente di mare. Sempre vi “soffia il vento<br />
di nord da tutti i quattro punti cardinali”, mai vi è<br />
bonaccia, mai un passaggio tranquillo, soleggiato e<br />
comodo. Nelle spedizioni successive dozzine di navi<br />
naufragano fra quelle coste inospitali, ancor oggi<br />
scarsamente abitate. E nulla dà maggior testimonianza<br />
dell‟incomparabile maestria nautica di Magellano del<br />
fatto che proprio lui, primo esploratore di quel pericoloso<br />
percorso, fu anche per anni e anni l‟unico a cui sia<br />
riuscito superare lo stretto senza perdere una nave 120 .<br />
La figura di Magellano – che Zweig immagina come un uomo<br />
“chiuso e murato in un silenzio compresso con violenza nella chiostra<br />
dei denti” 121 , che si mostra benevolo con i suoi equipaggi solo quando<br />
l‟enorme tensione insita nella ricerca del paso, del sospirato estrecho<br />
può sciogliersi (“El capitano generale lagrimò per allegrezza”, scrive<br />
Pigafetta) – viene esaltata in un‟incisione realizzata su disegno<br />
dell‟artista olandese Jan van der Straet (Giovanni Stradano, nella<br />
versione italianizzata del nome) e pubblicata ad Anversa nel 1592<br />
120 Stefan Zweig, Magellano (tit. orig. Magellan ) traduzione di Lavinia Mazzucchetti, Fabbri<br />
Editori, Milano 2000, 155.<br />
121 Ivi, 157.<br />
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