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tesi M. Baino.pdf - EleA@UniSA

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poeti e dei marinai”. E gli sembra “singolare che non si voglia<br />

rimediare a tale errore” 94 .<br />

Come de Pauw, spezza una lancia a favore della patogenia dei<br />

popoli americani anche George-Louis Leclerc, conte di Buffon, che<br />

nel suo Histoire naturelle générale et particuliére sostiene che le<br />

specie possono degenerare fino a divenire irriconoscibili. Come<br />

accade nel Nuovo Mondo, per i suoi effetti climatici tutt‟altro che<br />

salubri, in cui vengono favorite l‟immaturità e la debolezza delle<br />

forme di vita, fra cui gli uomini. Buffon, in quasi mezzo secolo di<br />

riflessioni, ha inizialmente escluso l‟esistenza dei giganti patagonici,<br />

per poi affermarla, assegnandole un valore discriminatorio atto a<br />

classificare le manifestazioni della diversità umana 95 .<br />

Per Giambattista Vico, i giganti americani costituiscono una<br />

prova vivente di appartenenza a uno stadio più arcaico dei popoli del<br />

Nuovo Mondo; sono “l‟infanzia dell‟umanità”, la “nazione” più<br />

giovane nella serie evolutiva delle civiltà. Il filosofo napoletano non<br />

rompe lo schema teorico del monogenismo biblico: per lui i<br />

patacones sono il frutto della dispersione postdiluviana e delle<br />

migrazioni dall‟America settentrionale verso l‟estremo sud del<br />

continente. Rispetto agli altri popoli si tratta della migrazione più<br />

lunga, che ha portato i patagoni a vivere in una zona della terra situata<br />

alla distanza maggiore rispetto al centro che ha dato origine alla<br />

civiltà. Per Vico, dopo aver abbandonato la Mesopotamia, l‟umanità<br />

patagonica ha vagato per almeno cinquecento anni in più rispetto agli<br />

94 J. Duvernay-Bolens, Les géants patagons. Voyage aux origins de l‟homme, Éditions Michalon,<br />

Paris 1995, 215. Citato da Flavio Fiorani, cit., 148.<br />

95 Il francese, in effetti, era mosso, come Linneo, dall‟esigenza di includere la complessità delle<br />

specie all‟interno di uno schema. Nel Settecento concordano con il gigantismo sostenuto da<br />

Pernety e Buffon l‟abate Galiani, Maupertius, Voltaire, e il gesuita Francisco Javier Clavigero.<br />

Non credono all‟esistenza di giganti de Pauw, Diderot e l‟abate Raynal. Cfr. Flavio Fiorani, cit.,<br />

151 (nota), 152 e passim.<br />

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