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altrove geografico a una nuova e più veritiera concezione del globo<br />
terrestre e dei suoi abitanti. Gli indios conosciuti da Pigafetta forse<br />
rappresentano una sorta di cerniera fra le mostruose genti<br />
dell‟antichità (antipodi, sciapodi, blemmi, monoculi eccetera) e i<br />
popoli selvaggi ( “semplicemente selvaggi”) del Nuovo Mondo. Come<br />
scrive Vanni Blengino,<br />
dopo Magellano subentreranno nuovi motivi di interesse<br />
verso la Patagonia, nuove chimere, come l‟Eldorado, la<br />
cui ricerca non sarebbe stata meno rischiosa della<br />
circumnavigazione del globo. Nell‟Ottocento la scienza<br />
cancella le città dorate e sovrappone ad esse precisi<br />
tracciati geografici, ridimensiona i giganti favolosi in<br />
inermi uomini primitivi, ma non rinuncia ai miti. Sono<br />
miti moderni, miti della scienza e del progresso che<br />
l‟esplorazione territoriale del naturalista, del militare e<br />
del missionario rinnovano 86 .<br />
Per Ruggiero Romano, la scoperta della Patagonia e il supposto<br />
gigantismo dei suoi abitanti hanno offerto motivi di riflessione alla<br />
cultura europea in quanto hanno apportato nuovo materiale a una<br />
discussione presente anche nella tradizione giudaico-cristiana e nelle<br />
leggende germaniche, che tramandavano notizie circa questi esseri<br />
portentosi. Per Romano, i giganti patagoni costituiscono un ramo<br />
particolare che si è innestato e che ha prosperato “sul vecchio tronco<br />
della gigantologia biblica (Nembrot e, in genere, i giganti post-<br />
86 Vanni Blengino, Il vallo della Patagonia, Edizioni Diabasis, Reggio Emilia 1998, 66. Corsivo<br />
mio.<br />
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