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dei giganteschi patagons, e, forte dell‟autorità che gli viene dall‟aver<br />
visto con i propri occhi, ha buon gioco nell‟attaccare la <strong>tesi</strong> di<br />
Cornelius de Pauw, che negava il gigantismo e affermava l‟inferiorità<br />
delle genti del Nuovo Mondo, secondo una teoria della degenerazione<br />
della natura in America dovuta al clima ostile. In realtà, il cappellano<br />
Pernety non aveva messo piede a terra se non a Montevideo, Buenos<br />
Aires e nelle isole Malvine, disabitate 92 . In ogni caso, il racconto di<br />
Pernety ebbe larga diffusione, così come la tavola XVI che<br />
corredava l‟opera Histoire d‟une voyage aux isles Malouines, fait en<br />
1763, in cui si poteva ammirare l‟immagine di un personaggio<br />
patagonico (un capo, un dignitario), la cui statura è il doppio di quella<br />
esibita dall‟uomo europeo che gli viene raffigurato accanto.<br />
Socievole, provvisto di un maestoso copricapo di piume, il gigante<br />
patagonico scambia doni con il gentiluomo europeo, in una scena la<br />
cui atmosfera è improntata alla massima serenità. Nella stessa tavola è<br />
dato vedere la donna del patagone, che vezzeggia un erculeo<br />
figlioletto. La placidità della natura viene sottolineata dal rapporto fra<br />
gli animali lì raffigurati, un cane ed un cavallo, che giocano senza<br />
problemi (Appendice, tav. n.2) 93 .<br />
Il botanico al seguito della medesima spedizione, invece,<br />
sosterrà – confermando che le riflessioni sulla natura umana ormai<br />
tendono a scartare l‟esistenza di abitanti della Patagonia di dimensioni<br />
colossali – che all‟osservazione diretta la taglia di “quei Titani<br />
prodigiosi dello stretto di Magellano non è superiore ai sei piedi”. Per<br />
lui i giganti non sono esistiti se non “nell‟immaginazione esaltata dei<br />
92 Cfr. Sergio Romano, cit., 11, nota.<br />
93 Antoine Joseph Pernety, Histoire d‟un voyage aux isles Malouines, fait en 1763 et 1764<br />
[…],Saillant & Nyon –Delalain, Paris, 1770. Citato da Enrico Nuzzo, cit., 262.<br />
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