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L'analisi - Enea

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Il Programma Europeo per il Cambiamento Climatico (ECCP)<br />

Il Programma Europeo per il Cambiamento Climatico (ECCP) è stato creato nel 2000 allo scopo<br />

di identificare le politiche più efficaci dal punto di vista ambientale e più efficienti dal punto di<br />

vista dei costi da adottare a livello europeo per ridurre le emissioni di gas-serra. Il suo<br />

obiettivo immediato è quello di contribuire alla realizzazione degli obiettivi di Kyoto. Esso<br />

inoltre è connesso con il Sesto Piano di Azione Ambientale (2002-2012), che rappresenta il<br />

quadro strategico europeo per l’azione ambientale e che include il cambiamento climatico fra le<br />

sue principali priorità, ma anche con la strategia europea per lo sviluppo sostenibile.<br />

Il programma funziona come un processo di consultazione che mette attorno allo stesso tavolo<br />

tutti i principali attori interessati (oltre la Commissione, esperti nazionali, l’industria e le<br />

organizzazioni non governative) per costruire il consenso necessario intorno alle politiche da<br />

intraprendere. Il programma ha già avuto una prima fase dal 2000 al 2004 ed ha esaminato<br />

(all’interno di ben 11 gruppi di lavoro) un’ampia gamma di settori e di strumenti di policy con<br />

un significativo potenziale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Fra questi diversi<br />

tipi di meccanismi flessibili, inclusi l’Emission Trading, i CDM, ma anche tutti i principali settori<br />

di offerta e di domanda di energia. Da questa attività sono scaturite una serie di politiche e<br />

misure che oramai fanno parte della legislazione comunitaria e che sono progressivamente<br />

recepite nella legislazione degli Stati membri, ma anche un gran numero di prese di posizione<br />

politica, comunicazioni, decisioni e piani d’azione.<br />

• Fra le direttive aventi rilevanza diretta per la lotta al cambiamento climatico si annoverano<br />

la Direttiva 2003/87/EC (sull’Emission Trading), la Direttiva 2004/101/EC (Direttiva<br />

“Linking” sull’uso dei crediti da CDM e JI);<br />

• Fra le direttive riguardanti oltre la lotta al cambiamento climatico anche la produzione di<br />

energia si ricordano la Direttiva 2001/77/EC sulla promozione dell’elettricità prodotta a<br />

partire dalle rinnovabili, la Direttiva 2003/30/EC sulla promozione dei biocarburanti per i<br />

trasporti, la Direttiva 2004/8/EC sulla promozione della cogenerazione di elettricità e<br />

calore;<br />

• Fra le direttive riguardanti oltre la lotta al cambiamento climatico anche il consumo di<br />

energia si includono la Direttiva 2002/91/EC sul risparmio energetico negli edifici, e la<br />

Direttiva 2005/327/EC sull’ecodesign dei prodotti che utilizzano energia.<br />

La fase II del ECCP è stata lanciata nell’ottobre 2005 a Bruxelles, nel corso di una grande<br />

conferenza dei principali stakeholder, con l’obiettivo di esaminare nuove opzioni efficaci nella<br />

riduzione delle emissioni di gas di serra e in sintonia con la “Strategia di Lisbona” per<br />

incoraggiare la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro. Nell’ambito di questa<br />

seconda fase sono stati creati quattro nuovi gruppi di lavoro sui seguenti temi:<br />

• separazione e confinamento geologico della CO2. È una tecnologia innovativa<br />

potenzialmente interessante per prolungare la possibilità di utilizzare fonti di energia fossile<br />

limitando i danni all’ambiente. Ma ulteriori modifiche al quadro della normativa<br />

internazionale sono necessarie per il suo impiego;<br />

• adattamento agli effetti del cambiamento climatico. In una certa misura il cambiamento<br />

climatico è inevitabile ed avrà degli effetti devastatori anche in Europa, dunque misure di<br />

adattamento saranno comunque necessarie;<br />

• approcci integrati per ridurre le emissioni di CO2 delle autovetture e altri veicoli leggeri. A<br />

questo proposito il dibattito è tuttora aperto sull’opportunità di imporre ai costruttori di<br />

automobili limiti sulle emissioni di CO2 dei veicoli a circa 120-140 g/CO2/vkm, al posto degli<br />

accordi volontari presi da questi ultimi. L’ACEA (Associazione Europea dei Costruttori di<br />

Automobili) si è pronunciata nettamente contro una misura così cogente, preferendo un<br />

mix di accordi volontari e misure fiscali per ridurre le emissioni medie;<br />

• emissioni del trasporto aereo. Verranno esaminati gli aspetti tecnici dell’inclusione delle<br />

emissioni degli aerei nel Sistema Europeo di Emission Trading; tale inclusione è considerata<br />

come il sistema più efficace per tenere sotto controllo la rapida crescita delle emissioni di<br />

questo settore.<br />

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