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L'analisi - Enea

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Proprio l’assenza di obiettivi nazionali quantitativi di lungo periodo determina un’incertezza a<br />

livello regionale nella predisposizione dei piani energetici, che dovrebbero essere un’effettiva<br />

base di partenza per la politica energetico-ambientale. In molti casi le Regioni traspongono<br />

direttamente nei loro piani gli obiettivi indicativi di livello amministrativo superiore saltando,<br />

ovvero sostituendo, la sintesi nazionale. Questo avviene, ad esempio, quando una Regione<br />

adotta un obiettivo di riduzione delle emissioni pari a quello nazionale 3 o identifica come<br />

obiettivo di promozione delle rinnovabili quello riportato nella Direttiva 2001/77/CE 4 .<br />

È evidente come questi obiettivi non possano essere realistici: è impossibile, ad esempio, per<br />

una Regione esportatrice netta di energia elettrica rispettare un obiettivo di riduzione delle<br />

emissioni del 6,5% nel momento in cui per la Direttiva ETS agli impianti di generazione<br />

localizzati nel suo territorio vengano assegnate quote di emissione che ne consentono un<br />

aumento del 10%. Attraverso un simile meccanismo la somma degli obiettivi assunti dalle<br />

Regioni in coincidenza con quelli che discendono dalle direttive europee non potrà mai<br />

coincidere con gli obiettivi nazionali e la presenza di politiche e misure a livello europeo e<br />

nazionale, determinerà di per sé una dinamica delle emissioni a livello regionale,<br />

indipendentemente dall’azione di questo livello amministrativo.<br />

L’approccio metodologico<br />

Le Regioni, le Province e i Comuni hanno lavorato molto in tema di energia producendo piani<br />

d’azione ai diversi livelli d’amministrazione. Per individuare una strada attraverso cui verificare<br />

quanto questo lavoro coincida con gli obiettivi nazionali e viceversa quando e come gli obiettivi<br />

nazionali possano trovare soluzione nell’azione locale, viene qui descritta una proposta di<br />

metodo. Un’ipotetica divisione regionale degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni<br />

climalteranti necessita evidentemente di una fase di concertazione e di condivisione delle<br />

metodologie di calcolo. Con questa proposta si intende esplorare la problematica specifica e<br />

tracciare linee di intervento ed elementi di metodo per valutare la possibilità di intraprendere<br />

un processo di suddivisione degli oneri tra i diversi livelli della pubblica amministrazione.<br />

Sulla base dei dati disponibili a livello regionale, e delle indicazioni a livello centrale, si è<br />

costruita un’interfaccia tra livello centrale e strumenti d’implementazione a livello locale<br />

attraverso tre fasi successive che hanno riguardato:<br />

- l’estrazione dai bilanci regionali dei dati energetici e di emissione di CO2 per i diversi<br />

settori;<br />

- la quantificazione delle emissioni regionali regolate da strumenti nazionali e sopranazionali<br />

di riduzione come l’ETS per specifici settori industriali individuando le implicazioni nei<br />

bilanci regionali di meccanismi di regolazione sopranazionali;<br />

- l’individuazione di una possibile divisione degli obiettivi nazionali per il settore dei consumi<br />

civili e dei trasporti attraverso una divisione degli oneri a livello regionale.<br />

In questa analisi vengono proposti i dati dei Bilanci Energetici Regionali 5 (BER) del 2003, scelto<br />

come anno base di riferimento sul quale calcolare gli obiettivi regionali di riduzione delle<br />

emissioni (la scelta dell’anno è evidentemente ininfluente rispetto alle finalità di carattere<br />

metodologico di questa analisi). Le variabili energetiche più rilevanti per un’analisi energeticoambientale<br />

riguardano, in questo caso, i consumi finali di energia disaggregati a livello<br />

regionale e per settore. La tabella relativa al consumo interno lordo regionale (tabella 4.6) si<br />

riferisce a tutte le attività energetiche sul territorio e pertanto le variazioni dei consumi<br />

scontano in modo particolare l’evoluzione delle attività industriali.<br />

Da sottolineare come nei bilanci relativi al consumo interno lordo sia inclusa la domanda<br />

energetica degli impianti di generazione termoelettrica ovvero di trasformazione e successivo<br />

bilancio import-export regionale. Infatti la metodologia proposta parte da un bilancio<br />

energetico ambientale regionale inclusivo dei consumi ed emissioni derivanti dalle attività di<br />

generazione termoelettrica, indipendentemente dalle dinamiche di import-export.<br />

Tale approccio, d’altra parte, ricalca quello adottato nella definizione degli obiettivi di Kyoto a<br />

livello internazionale e nella definizione del burden sharing europeo. In tabella 4.7 sono<br />

riportate le variazioni 1990–2003 dei i consumi finali di energia per Regione. Nella tabella 4.8<br />

vengono riportate le emissioni di CO2 per i più importanti settori dei bilanci energetici regionali.<br />

3 -6,5% al 2012 rispetto all’anno di riferimento 1990.<br />

4 La diretta prevedeva per l’Italia che le fonti rinnovabili coprissero il 25% della generazione elettrica.<br />

5 Dati di sintesi sui bilanci regionali il sono contenuti nel volume “I dati” del Rapporto.<br />

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