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L'analisi - Enea

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Gli impianti a carbone SC e USC sono impianti a vapore avanzati che operano con<br />

combustione di polverino di carbone per produrre in caldaia vapore surriscaldato caratterizzato<br />

da valori di pressione e temperatura superiori a quelli relativi al punto critico del vapore. Le<br />

prime applicazioni di tali sistemi risalgono ai primi anni 60 e operavano con pressioni<br />

leggermente superiori al valore critico (220 bar).<br />

Nei decenni successivi la tecnologia supercritica è stata gradualmente abbandonata a causa di<br />

numerosi problemi tecnici ed economici e si è fatto ritorno ai tradizionali impianti subcritici,<br />

caratterizzati da efficienze minori ma da costi inferiori e da una tecnologia ampiamente<br />

consolidata e affidabile.<br />

Soltanto negli ultimi decenni, invece, la sempre più pressante necessità di ridurre le emissioni<br />

e i notevoli sviluppi nel campo dei materiali hanno consentito la messa a punto dei cosiddetti<br />

impianti a vapore ultrasupercritici, funzionanti a pressioni e temperature decisamente superiori<br />

a quelle adottate negli impianti convenzionali (figura 5.65).<br />

Figura 5.65 – Diffusione degli impianti USC<br />

Fonte: Power Clean Thematic Network, 2004<br />

In questi impianti la pressione a cui è portato il liquido prima di essere immesso in caldaia,<br />

prossima ai 300 bar, è superiore alla pressione critica dell’acqua. In queste condizioni, mano a<br />

mano che viene ceduto calore all’acqua, non si assiste ad un vera e propria evaporazione, ma<br />

piuttosto ad una transizione di fase continua, caratterizzata da una lenta espansione delle<br />

molecole dell’acqua. La caldaia dei cicli USC è quindi diversa da una caldaia tradizionale, in<br />

quanto non presenta i corpi cilindrici ma è invece costituita da un tubo attraversato dall’acqua<br />

con una circolazione forzata, necessaria in quanto a queste pressioni la densità dell’acqua e del<br />

vapore sono molto simili.<br />

Livelli di pressione e di temperatura così elevati (prossimi ai 600 °C), se da una parte<br />

richiedono l’impiego di materiali d’avanguardia caratterizzati da una resistenza strutturale<br />

adeguata, dall’altra permettono di ottenere valori di efficienza prossimi al 45%.<br />

L’obiettivo prefissato per il prossimo futuro è quello di raggiungere efficienze di conversione<br />

dell’ordine del 50%, utilizzando leghe a base di nichel per la realizzazione dei componenti<br />

soggetti alle temperature maggiori, che verrebbero incrementate fino a 700 °C. Per<br />

raggiungere tale obiettivo esistono a livello mondiale diversi progetti ambiziosi, finalizzati allo<br />

sviluppo di impianti ultrasupercritici a polverino di carbone caratterizzati da elevate prestazioni<br />

e ridotto impatto ambientale.<br />

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