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L'analisi - Enea

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Gli investimenti che saranno effettuati nei prossimi 10-20 anni avranno un profondo effetto sul<br />

clima e influenzeranno in misura considerevole il futuro del pianeta: i costi di stabilizzazione<br />

delle emissioni sono significativi ma sopportabili, ritardare gli interventi potrebbe risultare<br />

pericoloso e molto più costoso. In tale contesto il protocollo di Kyoto 1 rappresenta il principale<br />

punto di riferimento e, tuttora, il primo strumento negoziale a livello internazionale per la<br />

riduzione delle emissioni dei gas ed effetto serra.<br />

La complessità dei problemi energetico-ambientali e le implicazioni sul piano economico<br />

richiedono un approccio soprannazionale e impongono lo sviluppo di azioni congiunte in grado<br />

di armonizzare le politiche e gli strumenti di intervento, assicurando una massa critica<br />

adeguata per affrontare su base cooperativa una politica organica di intervento.<br />

A fronte dell’emergenza legata ai cambiamenti climatici, i più autorevoli scenari energetici<br />

internazionali a legislazione vigente, delineano per i prossimi decenni un quadro del sistema<br />

energetico ancora dominato dai combustibili fossili. In modo particolare, l’esistenza di vincoli<br />

dal lato dell’offerta e l’influenza delle tensioni geopolitiche sul funzionamento dei mercati del<br />

gas e del petrolio potrebbero incentivare un ricorso al carbone ambientalmente non<br />

sostenibile. La domanda energetica in forte crescita non potrà dunque essere soddisfatta dalle<br />

tecnologie tradizionali, basate sull’uso di combustibili fossili, senza aumentare fortemente la<br />

pressione sull’ambiente, sulla salute dell’uomo e sulla sicurezza dell’approvvigionamento.<br />

Si delinea quindi in modo sempre più evidente la necessità di un approccio sopranazionale per<br />

approntare quelle attività sul piano della ricerca e dell’innovazione tecnologica che si rendono<br />

necessarie per accelerare il passaggio da un sistema energetico caratterizzato da un ricorso<br />

ambientalmente insostenibile alle fonti fossili verso un sistema “carbon-free” basato su nuove<br />

tecnologie per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili 2 .<br />

1.1. Domanda e offerta di fonti primarie di energia e andamento dei mercati<br />

1.1.1 Tendenze dei consumi di energia per fonte e per area<br />

A partire dal 2004 i consumi di energia primaria dei paesi non appartenenti all’OCSE hanno<br />

superato i consumi dei paesi più industrializzati. Nel 2005, la struttura dei consumi per aree<br />

geopolitiche è sostanzialmente simile a quella dell’anno precedente e mette in luce (figura 1.1)<br />

l’emergere, accanto agli Stati Uniti, dei principali paesi dell’Asia quali importanti poli di<br />

consumo di energia 3 .<br />

Figura 1.1 – Consumi di energia primaria per area geopolitica, Anno 2005<br />

Altri non<br />

OCSE<br />

32%<br />

Cina e India<br />

20%<br />

Stati Uniti<br />

20%<br />

Fonte: elaborazione ENEA su dati ENERDATA S.A.<br />

Altri OCSE<br />

28%<br />

1 Si veda in proposito il paragrafo 1.4.1 e, in relazione alla posizione dell’UE, il paragrafo 2.5.2.<br />

2 Si veda in proposito: Energy Technology Perspectives, International Energy Agency, 2006.<br />

3 Da un punto di vista geografico va ricordato che anche paesi OCSE quali Corea e Giappone afferiscono all’area<br />

asiatica e che tra i paesi non OCSE anche Indonesia e Malesia contribuiscono in misura rilevante ai consumi di energia<br />

primaria. Gran parte dei consumi energetici primari dei paesi non OCSE oltre che alla Cina e all’India, sono dovuti a un<br />

ristretto gruppo di grandi consumatori: Indonesia, Sudafrica, Brasile, Malesia, Turchia, Russia.<br />

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