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L'analisi - Enea

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quelli dei paesi e delle regioni vicine (Norvegia, Ucraina, Turchia, Europa sudorientale<br />

e Maghreb). La collaborazione dovrebbe spingersi, nel caso della Russia,<br />

fino ad una crescente integrazione con la garanzia di reciprocità nell’accesso ai<br />

mercati e alle infrastrutture energetiche. Questi principi potrebbero essere integrati<br />

in un nuovo accordo di partecipazione e cooperazione fra UE e Russia che già dal<br />

2007 dovrebbe rimpiazzare quello attuale, ma anche nell’Energy Charter Treaty e<br />

nelle negoziazioni del Protocollo di Transito. Per quanto riguarda i paesi vicini,<br />

occorre puntare alla creazione di una comunità energetica pan-europea, anche con<br />

un nuovo Trattato Energetico Europeo, per garantire un mercato omogeneo e<br />

trasparente ed un quadro stabile a lungo termine per i necessari investimenti in<br />

infrastrutture. L’idea resta quella di costituire uno spazio regolato dalle stesse norme<br />

per lo scambio ed il transito di prodotti energetici, dagli stessi standard ambientali.<br />

- La definizione di meccanismi efficaci di reazione a situazioni di emergenza esterna.<br />

Attualmente meccanismi formali di reazione coordinata, ma anche di monitoraggio e<br />

di vigilanza preventiva sono inesistenti.<br />

- Una più completa integrazione degli aspetti energetici in altre politiche aventi una<br />

dimensione di politica estera come la politica sulla mitigazione del cambiamento<br />

climatico, ed il commercio estero. I problemi in queste aree sono chiaramente<br />

globali, ed affrontarli con ottica nazionale sarebbe comunque perdente. Se le aree di<br />

potenziale cooperazione con altre regioni e partner mondiali sono ampie e i benefici<br />

(anche collettivi) vasti, è necessario che l’UE si presenti sulla scena internazionale<br />

con un’unica voce. Punti di potenziale collaborazione riguardano la ricerca e lo<br />

sviluppo di nuove tecnologie energetiche, il risparmio energetico, l’estensione del<br />

sistema di Emission Trading ad altre aree geografiche, l’uso delle regole del WTO per<br />

migliorare i flussi internazionali di energia, ecc. Un aspetto particolarmente sensibile<br />

è quello della cooperazione allo sviluppo nel settore energetico con i paesi che<br />

hanno ancora un limitato accesso ai servizi energetici.<br />

In conclusione, l’aspetto di maggior interesse del Libro Verde sembra la rinnovata urgenza che<br />

pone sulla necessità di una politica energetica comune per l’Europa, in una fase in cui il peso<br />

politico ed economico dei suoi fornitori di energia e partner commerciali è indubbiamente<br />

maggiore che negli anni 90. La SEER può essere vista come uno strumento “soft” per rilanciare<br />

un vero dibattito in Europa su almeno alcuni obiettivi e criteri minimi che dovrebbero informare<br />

una politica energetica europea, senza per ciò diventare troppo prescrittiva su soluzioni<br />

specifiche a problemi locali. Il processo di preparazione della SEER, dei suoi documenti di base<br />

e di un insieme di proposte è attualmente abbastanza ben avviato, con la prospettiva di<br />

adottare un documento sulla SEER ed un annesso pacchetto di proposte sull’energia e di<br />

presentarlo al Consiglio Europeo di marzo 2007. In parallelo ha preso avvio anche la<br />

preparazione dello Strategic Energy Technology Plan.<br />

Come il primo Libro Verde sulla sicurezza energetica (quello del 2000), quello del marzo 2006<br />

ha preannunciato e dato avvio ad una serie di iniziative di tipo politico e legislativo, fra cui:<br />

L’Action Plan on Energy Efficiency e la Direttiva sull’efficienza degli usi finali dell’energia e i<br />

servizi energetici.<br />

La Direttiva 2006/32/CE sull’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi<br />

energetici (5 aprile 2006)<br />

La Direttiva si pone l’obiettivo di un risparmio energetico negli usi finali pari all’1% annuo per 9<br />

anni dal 2008 al 2017. Occorre immediatamente chiarire che si chiede agli Stati membri di fare<br />

proprio tale obiettivo e di adottare misure appropriate ad ottenerlo ma il suo raggiungimento<br />

non rappresenta un’obbligazione giuridicamente vincolante: inoltre l’obiettivo è puramente<br />

indicativo e non impedisce agli Stati membri di prefiggersi traguardi più ambiziosi.<br />

L’obiettivo di riduzione del 9% deve essere raggiunto entro il 9° anno e comprenderà un<br />

obiettivo intermedio per il 3° anno di applicazione. Il risparmio annuale del 1% sarà calcolato<br />

sulla media dei consumi dei 5 anni precedenti, e riguarderà i settori residenziale, agricoltura,<br />

terziario (commercio e pubblica amministrazione) trasporti ed industria con l’eccezione dei<br />

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