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L'analisi - Enea

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Il mix di misure tecnologiche e normative considerate deriva da numerosi studi 19 a livello<br />

nazionale ed europeo, che nel corso degli ultimi anni hanno identificato pacchetti di possibili<br />

interventi nei vari settori, al fine di aumentare l’efficienza complessiva del sistema. Esempi<br />

classici sono costituiti dal “labeling” (politica di informazione e persuasione), che ha favorito la<br />

diffusione degli elettrodomestici a basso consumo, e dai Certificati Bianchi (strumento<br />

economico). La diffusione nel mercato porta poi a ulteriori miglioramenti tecnologici e riduzioni<br />

dei costi, come nel caso dell’eolico tra le energie rinnovabili.<br />

Nel riquadro “Schema riepilogativo delle politiche e misure” riportato nelle due pagine seguenti<br />

sono elencate tutte le misure previste, distinte secondo le tipologie sopramenzionate (le<br />

misure sono in primo luogo raggruppate per settore di uso finale dell’energia, per facilitare il<br />

paragone con altri studi dello stesso tipo, mirati a singoli settori).<br />

Entrando più nel dettaglio, per quanto riguarda l’efficienza energetica lo scenario prevede un<br />

diffuso impiego di tecnologie a basso consumo sia nel civile che nell’industria e, soprattutto, un<br />

importante intervento nel settore dei trasporti, basato sia sullo shift modale che sulla<br />

diffusione di veicoli con motori ad alto rendimento, inclusi i veicoli ibridi e ad idrogeno.<br />

Il maggiore ricorso alle fonti rinnovabili riguarda la produzione di energia elettrica (per la quale<br />

si è però scelto di adottare ipotesi piuttosto conservative, in particolare riguardo alla<br />

generazione fotovoltaica e agli impianti a biomasse), gli usi termici nel settore civile, i<br />

biocombustibili nel settore dei trasporti. Per un intervento significativo nella diversificazione del<br />

mix di combustibili per la generazione termoelettrica, e quindi per una maggiore sicurezza<br />

degli approvvigionamenti e delle forniture, lo scenario prevede (oltre all’incremento dell’uso<br />

delle fonti rinnovabili) anche un maggiore ricorso al carbone rispetto all’evoluzione tendenziale,<br />

mediante l’impiego delle più recenti tecnologie a basso impatto ambientale, predisposte anche<br />

per il sequestro dell’anidride carbonica (nel lungo periodo).<br />

Il modello utilizzato per le elaborazioni consente di specificare sia tetti fisici di emissione che<br />

costi di emissione dei principali inquinanti. Poiché nel caso dell’anidride carbonica l’imposizione<br />

di un tetto fisico alle emissioni tende a distorcere il modo di funzionare del modello (come<br />

evidenziato in letteratura), risulta in genere preferibile imporre un costo alle emissioni (carbon<br />

tax), con alcune eccezioni (i processi industriali sono esentati, sempre per motivi “tecnici”).<br />

Negli scenari di intervento questo costo sale gradualmente, fino a 30 €/t CO2 nel 2020 e poi<br />

ancora fino a 50 €/t nel 2030. Considerato che un aumento del prezzo del petrolio di 10 $/b<br />

equivale ad una tassa di circa 20 $/t CO2 e che il prezzo medio del barile è di circa 50 $ nel<br />

2010 (con tendenza a salire), si vede come le ipotesi fatte siano equivalenti ad un’oscillazione<br />

addizionale verso l’alto del prezzo del petrolio tra i 15 ed i 20 $/b. In definitiva, visti gli<br />

andamenti recenti del mercato petrolifero, l’ipotesi di una carbon tax di 50 $/t può essere<br />

considerata prudente.<br />

Nel caso degli ossidi di azoto si sono invece utilizzati dei tetti emissivi diversificati a livello<br />

settoriale, uno schema che consente al modello di riprodurre le scelte del legislatore, che non<br />

segue sempre logiche “fredde” di minimo costo, ma tiene conto di effetti economico-sociali.<br />

Queste scelte si traducono in diversi “costi di emissione” a livello settoriale, influenzando la<br />

scelta delle diverse opzioni alternative (le tecnologie).<br />

Infine, è il caso di sottolineare come sia possibile una riflessione ulteriore volta ad ipotizzare<br />

politiche di contenimento della domanda di beni e servizi energetici (risparmio energetico),<br />

ovvero diversi modelli di sviluppo, un’opzione che non è stata esplorata in questo scenario, che<br />

considera solo quote marginali di risparmio energetico. Questa tematica coinvolge aspetti<br />

sociali ed economici, per la cui valutazione possono essere utili anche metodologie diverse da<br />

quella qui utilizzata. Tra l’altro, i modelli di ottimizzazione tecnico-economici, grazie alla loro<br />

struttura molto dettagliata ed esplicitamente connessa alla produzione di beni fisici e ai servizi<br />

energetici, hanno il grande pregio di permettere valutazioni quantitative di scenari alternativi di<br />

sviluppo del sistema, ma le decisioni sull’eventuale disincentivazione di alcune tipologie di<br />

domanda di beni e servizi energetici restano inevitabilmente di competenza del decisore<br />

politico.<br />

19 Due recenti riferimenti molto significativi vengono dalla Commissione Europea, DG Energia e Trasporti: Fare di più<br />

con meno. Libro verde sull’efficienza energetica, 2005, e l’Action Plan for Energy Efficiency: Realising the Potential,<br />

Comunicazione della Commissione Europea del 19/10/2006 (COM(2006)545 final).<br />

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