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L'analisi - Enea

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Il volume dei ghiacci antartici mostra, secondo gli ultimi bilanci di massa valutati da misure<br />

satellitari, segni di una progressiva riduzione più evidenti nella parte occidentale dell’Antartide<br />

(penisola antartica) e nelle zone di interfaccia con l’oceano meridionale.<br />

Più consistenti riduzioni stanno, invece, subendo complessivamente i ghiacciai della<br />

Groenlandia e dell’Alaska. La maggiore riduzione dei ghiacci polari artici sta però avvenendo<br />

per i ghiacci galleggianti la cui estensione è in fase di forte contrazione con un ritmo medio di<br />

2,7% per decennio, ma con punte, durante il periodo estivo, del 7,4% per decennio. La fusione<br />

accelerata dei ghiacci della Groenlandia e dell’Alaska ha provocato un innalzamento aggiuntivo<br />

di circa 0,2 mm per anno del livello del mare, che si è cumulato al tasso medio di innalzamento<br />

del livello del mare causato dagli altri fattori di riscaldamento climatico.<br />

Il livello del mare è aumentato in media da 10 a 25 cm nel secolo scorso, ad un tasso medio<br />

pari a 1,8 mm/anno. Le misure da satellite mostrano che, a partire dal 1993 il sollevamento<br />

del livello del mare ha accelerato il ritmo raggiungendo il valore di 3,1 mm/anno. Il 57% di<br />

questo sollevamento è attribuibile alla dilatazione termica degli oceani, al fatto cioè che con<br />

l’aumentare della temperatura il volume degli oceani aumenta. La fusione dei ghiacci<br />

continentali delle medie ed alte latitudini contribuisce per il 28% mentre la fusione dei ghiacci<br />

polari contribuisce per il restante 15%.<br />

Infine, una variazione significativa è avvenuta in un fenomeno periodico e ricorrente della<br />

circolazione accoppiata atmosfera-oceano della intertropicale: il fenomeno di ENSO (El Niño<br />

Southern Oscillation), detto più brevemente “El Niño”. Quest’ultimo fenomeno può essere<br />

descritto come un’anomalia climatica che, provocando il riscaldamento delle acque di superficie<br />

dell’Oceano Pacifico tropicale al largo del Sud America, ne influenza l’evaporazione e quindi<br />

condiziona le precipitazioni dell’intero Oceano, portando siccità e inondazioni. Il<br />

comportamento di El Nino è stato particolarmente insolito a partire dal 1970. Si è osservato,<br />

infatti, che sia la frequenza che la intensità di " El Niño " sono aumentate fino al 1998, quando<br />

questo fenomeno ha prodotto effetti particolarmente catastrofici, ma non successivamente al<br />

1998, mentre i fenomeni opposti di “La Niña” hanno subito, senza soluzione di continuità, una<br />

diminuzione progressiva (in frequenza ed intensità).<br />

Il rischio connesso ai cambiamenti climatici<br />

Se aumenta la concentrazione atmosferica di anidride carbonica tendono ad aumentare anche gli<br />

assorbimenti di anidride carbonica sia da parte della superficie terrestre, sia da parte del mare e degli<br />

oceani. Questi assorbitori vengono definiti sink. Più in generale, con il termine sink si intende qualsiasi<br />

processo, in grado di sottrarre o rimuovere uno o più gas-serra dall’atmosfera e confinarli stabilmente.<br />

Tuttavia, per quanto riguarda gli oceani, l’aumento di temperatura delle acque che sta avvenendo in<br />

modo concomitante, tende a ridurre la solubilità di anidride carbonica nelle stesse e di conseguenza<br />

diminuisce le capacità di sequestro, ed immagazzinamento nell’oceano e nei mari, del carbonio<br />

atmosferico. Si hanno così due effetti contrapposti, con l’aumento delle concentrazioni in aria di anidride<br />

carbonica, aumentano gli assorbimenti oceanici, ma se aumenta anche la temperatura gli assorbimenti<br />

oceanici diminuiscono fino al punto di invertire il processo di assorbimento. L’ulteriore aumento della<br />

temperatura, infatti, trasforma l’oceano da assorbitore ad emettitore di anidride carbonica, innescando<br />

quindi un processo di amplificazione dell’accumulo di anidride carbonica atmosferica e di accelerazione del<br />

riscaldamento climatico per aumento dell’effetto serra.<br />

Per quanto riguarda i suoli e gli ecosistemi terrestri, l’assorbimento di anidride carbonica atmosferica a<br />

livello globale è dato dal bilancio tra la produzione primaria netta globale (cioè la produzione di materia<br />

organica e biomassa attraverso i processi di fotosintesi clorofilliana) e le perdite globali di anidride<br />

carbonica dovute alla respirazione della vegetazione e dei suoli o alla distruzione della biomassa per<br />

decomposizione organica.<br />

Quando la concentrazione atmosferica di anidride carbonica cresce, aumenta anche la produzione<br />

primaria netta (anche se in modo differente fra i vari ecosistemi), purché vi sia la necessaria disponibilità<br />

d’acqua e di nutrienti nei suoli. Tuttavia, l’aumento della biomassa globale non aumenta<br />

proporzionalmente al crescere dell’anidride carbonica atmosferica. L’aumento, infatti, tende a procedere a<br />

ritmo sempre minore, fino ad un certo valor limite, oltre il quale anche se l’anidride carbonica atmosferica<br />

continuasse a crescere la biomassa non crescerebbe più. Il valor limite dipende dalla capacità di accumulo<br />

a lungo termine di biomassa nei suoli e negli ecosistemi, oltre che dalla presenza di acqua e nutrienti nei<br />

suoli.<br />

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