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L'analisi - Enea

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Figura 8.9 - Produzione di semi oleosi in Italia<br />

1.200.000<br />

1.000.000<br />

800.000<br />

600.000<br />

400.000<br />

200.000<br />

0<br />

tonnellate<br />

30.600<br />

432.100<br />

1.080.000<br />

170.000<br />

330.000<br />

1.000 2.000 2.600<br />

474<br />

127.000<br />

485.000<br />

215.000<br />

1997 2003 2004 2005<br />

Fonte: elaborazione su dati Assobiodiesel, 2006<br />

Colza<br />

Girasole<br />

Soia<br />

580.000<br />

Analogamente, la filiera bioetanolo/ETBE può contare almeno in parte su materie prime<br />

prodotte sul territorio nazionale, utilizzando l’alcol proveniente dalla distillazione<br />

obbligatoria di sottoprodotti ed eccedenze produttive dell’industria vinicola (500.000 hn,<br />

corrispondenti a circa 39.500 t nel 2005), venduto dalla Commissione Europea attraverso<br />

aste pubbliche per il successivo utilizzo come biocarburante, insieme a quello prodotto da<br />

melasso di barbabietola e cereali (700.000 hn nel 2005) 17 , e ricorrendo a importazioni da<br />

altri paesi UE ed eventualmente extra-europei per coprire la richiesta rimanente in attesa<br />

che le produzioni nazionali, in primo luogo mais ed altri cereali, diventino via via più<br />

rilevanti.<br />

Ma quanta materia prima occorre per soddisfare la prevedibile richiesta di biocarburanti<br />

in Italia nel prossimo futuro? La risposta a questa domanda dipende ovviamente sia dalla<br />

dimensione dei potenziali mercati per i diversi biocarburanti, sia dai prodotti agricoli<br />

utilizzati come materie prime e dalle relative tecnologie di conversione.<br />

Considerando che le tecnologie di produzione di biodiesel da colza e di etanolo da cereali<br />

e barbabietole sono ormai consolidate, è facile ricavare con semplici calcoli delle stime<br />

attendibili. La situazione è invece diversa se si vuole partire da altre specie vegetali,<br />

anche se oggetto di sperimentazione da molti anni e in contesti differenti.<br />

È evidente che l’impiego di varietà specificamente selezionate e adatte ai diversi areali<br />

produttivi o, in prospettiva, di colture diverse da quelle tradizionali (topinambur, sorgo<br />

zuccherino, cicoria per il bioetanolo, girasole ad alto tenore di acido oleico, cartamo,<br />

cardo, brassicacee diverse dal colza per il biodiesel), finora oggetto solo di prove<br />

sperimentali, potrebbe portare a maggiori rese produttive per ettaro e migliorare quindi<br />

l’economicità complessiva della filiera, ma è altrettanto evidente che solo passando dalla<br />

sperimentazione alla produzione sarà possibile verificare la correttezza delle previsioni<br />

sulle rese e sui costi di produzione.<br />

17 Fonte: Assodistil, 2006

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