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L'analisi - Enea

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In realtà, in questo periodo, praticamente l’intero incremento si è sviluppato sul mercato delle<br />

European Union Allowances (EUA), passato dai 324,3 milioni di tonnellate nel 2005 a 763<br />

milioni di t nei primi nove mesi del 2006, facendo sì che la relativa incidenza in volumi<br />

aumentasse da circa il 45% a quasi il 75% e portandosi a circa l’87,7% in valore nonostante<br />

una diminuzione del prezzo medio delle EUA, pari a 25,29 $ nel 2005.<br />

Un andamento opposto hanno invece seguito le transazioni di tipo project based, soprattutto<br />

Joint Implementation (JI) e, appunto, CDM, lo strumento legato alle strategie climatiche dei<br />

paesi emergenti. I crediti di emissione derivanti dal CDM e oggetto di scambi sono diminuiti in<br />

volume da 359 Mt CO2 nel 2005 a 214,2 Mt CO2 nei primi 9 mesi del 2006 determinando una<br />

netta diminuzione dell’incidenza in termini di volume, passata repentinamente dal 50% a poco<br />

più del 20% del mercato complessivo dei diritti. Il loro valore totale è anch’esso diminuito da<br />

2,6 miliardi nel 2005 a 2,2 miliardi nel 2006. Il loro prezzo unitario medio è dunque salito da<br />

7,38 $ a 10,55 $ nel periodo considerato. In termini di quote di mercato, il CDM stato<br />

dominato da Cina ed India, con – rispettivamente – il 60 e il 15% dei progetti ed il 24 e il 15%<br />

delle transazioni.<br />

Il mercato dei diritti ha subìto tuttavia una vistosa volatilità dei prezzi proprio negli ultimi mesi<br />

del 2006, a ridosso della presentazione dei Piani nazionali di allocazione delle emissioni per<br />

l’Emission Trading Scheme (ETS) europeo. In particolare, i prezzi delle EUA utilizzabili con<br />

scadenza 2007 sono crollati.<br />

A questo trend non si sono sottratti i prezzi dei CER, passati – sempre nel volgere di circa un<br />

mese – da un range 8-13 € ad uno variabile tra 6 e 10 €. Su questo influisce soprattutto il<br />

fatto che i progetti in grado di originare CER stanno progressivamente avviandosi a maturità, e<br />

aumentano soltanto del 15% nell’ambito di una contrazione prospettica complessiva delle<br />

attività di sviluppo, almeno nel breve termine.<br />

Queste cifre testimoniano come i meccanismi flessibili, ma soprattutto quelli di tipo project<br />

based, stiano attualmente vivendo una fase di pausa di riflessione e ripensamento nell’ambito<br />

di un trend di lungo periodo che, tuttavia, si ha ragione di poter ritenere ancora fortemente<br />

espansivo. Occorre infatti separare le ragioni che sottendono l’interesse di lungo periodo dei<br />

paesi emergenti per un pieno coinvolgimento nei meccanismi project based da quelle inerenti<br />

gli ostacoli suscettibili di impedirne lo sviluppo o la remuneratività per i potenziali investitori<br />

rispetto a opzioni alternative.<br />

Le ragioni di fondo – economiche e ambientali – dell’impegno dei paesi emergenti nel CDM<br />

sono sempre state preesistenti alla ratifica della partecipazione ai meccanismi del Protocollo ed<br />

anzi ne hanno costituito la ragione, senza poi mai venir meno e semmai rafforzandosi nel<br />

tempo.<br />

Il ruolo della Cina nel mercato dei diritti di emissione risulta essere del tutto centrale, sia a<br />

causa della quantità dei consumi energetici attuali e attesi, sia a causa dell’enorme quantità<br />

potenziale di emissioni che ne deriverebbe in uno scenario tendenziale di tipo “business as<br />

usual”, sia – come combinazione dei due precedenti elementi – in termini di estensione e<br />

profondità degli investimenti necessari a favorire un abbattimento dell’intensità energetica e<br />

carbonica del futuro sviluppo.<br />

In un’ottica più strettamente collegata al mercato dei CERs le strategie prioritarie sono<br />

orientate, in questa fase, da considerazioni di ordine sia macro che microeconomico. Sulla<br />

redditività degli investimenti influisce infatti un scambio tra i costi marginali di abbattimento (il<br />

cui basso livello incentiva i progetti) e la quantità di crediti che ne derivano, il cui eventuale<br />

eccesso di offerta sul mercato determinerebbe un potenziale effetto depressivo sui prezzi.<br />

I costi marginali di abbattimento delle emissioni in Cina, secondo diversi modelli 34 , sono in<br />

assoluto i più bassi tra le varie aree geografiche mondiali interessate al CDM. In particolare,<br />

secondo il modello IPAC (Integrated Policy Model for China), la curva dei costi si mantiene<br />

entro i 200 $ /t CO2 fino a un livello di circa 400 milioni di tonnellate di abbattimenti<br />

complessivi, per poi salire di circa 100 $ /t CO2 ogni 100 milioni di tonnellate aggiuntive; altri<br />

modelli ipotizzano una curva ancora più appiattita.<br />

34 IPAC-emission, IPAC-AIM technology, EPPA, GTEM.<br />

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