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L'analisi - Enea

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Figura 2.14 – UE-25: dati storici e proiezioni della dipendenza energetica<br />

(%)<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Total Oil Natural Gas Solids<br />

2000 2010 2020 2030<br />

Fonte: Commissione Europea – DG TREN, PRIMES<br />

Come si vedrà più in dettaglio nel paragrafo 2.4, la crescente dipendenza dei paesi dell’Unione<br />

Europea dalle importazioni di combustibili fossili è destinata a proseguire negli anni futuri,<br />

secondo quanto evidenziato dalle proiezioni al 2030 della Commissione Europea, effettuate con<br />

il modello PRIMES (figura 2.14).<br />

In uno scenario a legislazione vigente, la dipendenza complessiva sarà di poco superiore al<br />

60% nel 2020 e al 65% nel 2030. Particolarmente evidente sarà il livello di dipendenza nel<br />

settore del petrolio, prossimo al 95% già nel 2020; la dipendenza nel settore del gas è<br />

destinata a subire una brusca accelerazione per passare dagli attuali livelli all’80% nel 2020 e<br />

all’85% nel 2030. La dipendenza energetica per i combustibili solidi, infine, raggiungerà il 60%<br />

nel 2030. L’evoluzione in quest’ultimo settore appare al momento meno preoccupante, non<br />

solo per il ruolo importante che continua a svolgere la produzione interna, ma anche per la<br />

equilibrata composizione delle importazioni che, in prevalenza, proverranno da aree politicamente<br />

stabili.<br />

Il ricorso alle importazioni dai paesi ex sovietici non potrà, in futuro, tenere il passo della<br />

crescita della domanda di petrolio soprattutto per le difficoltà che verosimilmente<br />

incontreranno i tentativi di incremento della produzione russa. Indipendentemente da politiche<br />

di gestione della domanda, che agevolerebbero il contenimento della dipendenza dalle<br />

importazioni, si evidenzia la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento attraverso<br />

accordi con i paesi produttori mediorientali e ricercando nuove collaborazioni con i paesi<br />

africani. In un mercato completamente globalizzato come quello petrolifero, le compagnie<br />

europee dovranno quindi fronteggiare la concorrenza nel settore upstream delle compagnie<br />

asiatiche e nordamericane e saranno particolarmente vulnerabili all’influenza delle tensioni<br />

geopolitiche.<br />

La dipendenza nel settore del gas mostrerà un percorso di crescita più rapido ma la<br />

differenziazione delle fonti di approvvigionamento appare tuttavia più agevole rispetto a<br />

quanto previsto per il settore petrolifero. Tale differenziazione potrà avvenire essenzialmente<br />

attraverso lo sviluppo del commercio di GNL che permetterà l’afflusso di gas anche da paesi di<br />

produzione piuttosto remoti. Alcune questioni di incertezza sono destinate a gravare<br />

sull’articolazione delle importazioni nel settore gas dell’Unione Europea; tra queste vale la pena<br />

menzionare:<br />

1. la possibilità che lo sviluppo del commercio mondiale di GNL sia limitato da una lenta<br />

crescita della capacità di liquefazione a causa della maggiore intensità di capitale che<br />

caratterizza questa fase della catena produttiva rispetto alla fase di rigassificazione; a<br />

tale riguardo, è verosimile ipotizzare uno sviluppo del mercato basato prevalentemente<br />

su contratti di lungo periodo atti a contenere il rischio degli investitori garantendo<br />

adeguati livelli di domanda nel lungo periodo. In una simile situazione, il mercato spot<br />

coprirebbe solo nicchie marginali di mercato e un’oculata strategia di sviluppo<br />

infrastrutturale dovrebbe prevedere l’individuazione di almeno un fornitore di<br />

riferimento per ciascun impianto di rigassificazione in progetto;<br />

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