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L'analisi - Enea

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fornitura di strumenti software di LCA, studi specializzati per filiere prodotto, consulenza di<br />

ecodesign e per lo sviluppo di sistemi di gestione e certificazione ambientale).<br />

Interventi regionali di tipo settoriale sono stati sviluppati in Baviera (scarpe sportive, cucine) e<br />

Baden-Wurttemberg (meccanica, carta, tessile).<br />

La situazione italiana<br />

La situazione dello sviluppo delle IPP in Italia presenta aspetti variegati e per alcuni aspetti<br />

contraddittori. A livello di governance generale l’Italia non dispone oggi nè di un programma<br />

nazionale, nè di uno schema di riferimento generale. Nei primi anni 2000, quando gli altri paesi<br />

europei si dotavano di specifici programmi, in Italia è mancata la spinta politica a muoversi in<br />

questa direzione, con in più il blocco anche di precedenti iniziative promosse dal Ministero<br />

dell’Ambiente, dal sistema APAT-ARPA e da altri soggetti. Di recente vi è stata una ripresa di<br />

attenzione con la predisposizione di una bozza di Piano Nazionale per il GPP, secondo le<br />

indicazioni della UE e la proposta di istituzione di un tavolo per la predisposizione di uno<br />

schema nazionale di IPP.<br />

Nel paese sono comunque andate avanti diverse iniziative che riguardano percorsi di<br />

ecoinnovazione di processo e di prodotto. Sono numerose le iniziative e i progetti di<br />

amministrazioni pubbliche a livello regionale e locale legate in particolare ad Agenda 21 e<br />

riguardanti processi di ecoinnovazione di prodotto e di sistemi finalizzate alla prevenzione,<br />

ottimizzazione e riciclo dei rifiuti, ad ecoinnovazione di settori quali alimentare, turismo ecc.<br />

Anche nel campo del GPP le esperienze promosse a livello di Province e Comuni sono state<br />

abbastanza diffuse, in particolare nel nord, ed hanno consentito all’Italia di collocarsi per<br />

l’applicazione del GPP nel gruppo dei “secondi” 17 paesi europei, che segue il gruppo dei primi<br />

8. Il sistema industriale nel suo complesso non è all’avanguardia nella sperimentazione ed<br />

applicazione dei nuovi strumenti della ecoinnovazione, occupa però una posizione avanzata nel<br />

campo delle certificazioni volontarie di sistema e di prodotto.<br />

Nel 2006 risultano registrati EMAS 521 siti produttivi, con un incremento del 67% rispetto al<br />

2005, che sono molti se confrontati con il quadro medio europeo, ma che complessivamente<br />

rappresentano solo lo 0,06% del totale. I prodotti con marchio ecolabel sono in totale 1380 e<br />

fanno capo a 97 diverse imprese, con un trend in continua crescita che ha portato il nostro<br />

paese ad occupare il primo posto in Europa. In particolare l’Italia è leader per il settore della<br />

ricettività turistica con 24 strutture certificate sul totale di 52 a livello europeo; altre presenze<br />

significative si hanno nel tessile, carta tessuto, calzature, e detersivi. Infine 21 imprese hanno<br />

certificato propri prodotti con Dichiarazioni Ambientali di Prodotto secondo lo schema EDP.<br />

Questi numeri, per quanto significativi per indicare una tendenza, riguardano ancora un<br />

numero estremamente limitato di imprese più avanzate, mentre la massima rimane ancora del<br />

tutto estranea. Di recente si avvertono segnali di un’attenzione e di un interesse più diffuso<br />

come riflesso della entrata in vigore delle direttive europee, della estensione dei marchi (ad<br />

esempio l’ecolabel per il settore turistico) e degli acquisti della PA a livello sia centrale<br />

(CONSIP) che periferico. Altri importanti soggetti quali le multi-utilities, la grande distribuzione<br />

organizzata (COOP ed altri) ecc. hanno in corso esperienze su queste tematiche, in rapporto al<br />

sempre maggiore interesse mostrato dai consumatori anche nel nostro paese, come<br />

confermato dalle più recenti indagini di mercato.<br />

Sul piano dei servizi alle imprese ed alla Pubblica Amministrazione la situazione nazionale<br />

presenta, salvo alcune eccezioni, ritardi rispetto al quadro europeo, in particolare per quanto<br />

riguarda la formazione di figure professionali in primo luogo per l’assenza di specifici curricula<br />

nell’alta formazione.<br />

La situazione nazionale presenta quindi nel complesso un quadro articolato di esperienze, con<br />

però una forte frammentarietà e difficoltà di comunicazione tra i diversi settori e soggetti<br />

interessati; in altre parole esistono molti “pezzi” di una politica di IPP, non esiste però una<br />

visione ed una strategia complessiva capace di valorizzare quanto già fatto e di individuare<br />

priorità e percorsi da sviluppare.<br />

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