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L'analisi - Enea

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In termini di consumo pro-capite (figura 5.12), tra la fine degli anni 70 e i primi 80 essi si sono<br />

ridotti in Italia in modo molto rilevante, in risposta agli alti prezzi dell’energia. Dalla fine degli<br />

anni 80 hanno però ripreso ad aumentare, in concomitanza con una progressiva riduzione dei<br />

prezzi dell’energia in termini reali. E continuano ad aumentare in entrambi gli scenari<br />

tendenziali, per convergere, nel caso A, verso i valori medi europei.<br />

Le caratteristiche essenziali dell’evoluzione tendenziale del sistema sono ben illustrate<br />

utilizzando la scomposizione della crescita dei consumi energetici in una componente di attività<br />

(la crescita economica), una di tipo strutturale (energia “utile” necessaria per un dato livello di<br />

attività) e un effetto intensità (più direttamente legato all’efficienza del sistema) 13 .<br />

La figura 5.13 (nella quale la barra dell’energia finale è pari alla somma delle barre relative alle<br />

tre componenti), mostra come (oltre al maggiore effetto attività dello scenario A1, costruito<br />

sull’ipotesi di una maggiore crescita economica) in entrambi gli scenari la compo-nente<br />

tecnologica (effetto intensità) contribuisca a frenare la crescita dei consumi in modo<br />

relativamente costante nel tempo.<br />

Nello scenario B1 l’effetto struttura ha invece da subito un modesto ma crescente effetto di<br />

riduzione dei consumi. Questo dato non è nuovo per l’insieme dei paesi avanzati, ma lo è per<br />

l’Italia. Nella gran parte degli altri paesi occidentali, infatti, la domanda di servizi energetici è<br />

cresciuta negli ultimi decenni sempre meno del PIL, in parte perché si è ridotto il peso della<br />

produzione di beni ad alta intensità energetica, in parte perché fattori come la domanda di<br />

mobilità e le superfici abitate sono aumentate meno del reddito. Almeno fino allo scorso<br />

decennio l’Italia è stata uno dei pochi paesi in controtendenza, mentre nello scenario B1 i<br />

prezzi dell’energia e la maggiore terziarizzazione determinano un avvicinamento all’evoluzione<br />

degli altri paesi avanzati.<br />

Nello scenario A1 l’effetto struttura continua invece a spingere i consumi ancora fino al 2020,<br />

mentre nel lungo periodo la crescita della domanda di servizi energetici diviene ampiamente<br />

inferiore a quella del PIL.<br />

Figura 5.13 – Scomposizione dei consumi di energia nell’evoluzione tendenziale<br />

13 La metodologia qui utilizzata per la scomposizione della domanda di energia è la stessa utilizzata dalla AIE in Oil<br />

crises and climate challenges, 30 years of energy use in IEA countries, 2004, che individua tre componenti principali:<br />

livello di attività, struttura (il mix di attività all’interno di un sistema o settore), intensità energetica (energia utilizzata<br />

per unità di attività). In termini formali, la scomposizione elementare è rappresentata dalla seguente equazione: E = A<br />

∑j Sj * Ij , nella quale E rappresenta il consumo di energia (totale o all’interno di un settore), A l’evoluzione del livello<br />

di attività settoriale (ad es., il valore aggiunto nell’industria), Sj la struttura del sottosettore j o il mix delle attività<br />

all’interno di esso (ad es., la quota di valore aggiunto di ogni sotto-settore industriale), Ij l’intensità energetica di ogni<br />

sottosettore. Se si prendono i tassi di variazione delle tre componenti, la somma dei loro tassi di variazione risulta<br />

uguale al tasso di variazione dei consumi di energia (più un residuo). Per una descrizione della metodologia e un’analisi<br />

dettagliata dell’evoluzione dei sistemi energetici dei paesi OCSE negli ultimi trenta anni si rimanda ancora a AIE, 2004,<br />

cit.<br />

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