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L'analisi - Enea

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Si noti inoltre che il 26% dell’energia termica immessa in reti di teleriscaldamento proviene da<br />

impianti non cogenerativi o da caldaie di integrazione: il 17% dell’energia termica proviene da<br />

produzioni di fonti considerate attualmente come rinnovabili, quali biomassa, rifiuti urbani,<br />

geotermia, residui termici di cicli industriali. Le reti di teleriscaldamento hanno una perdita<br />

complessiva di energia termica pari al 10,5 % dell’energia immessa.<br />

Normativa e meccanismi incentivanti<br />

La cogenerazione in Italia è stata fortemente sostenuta nel decennio scorso con il<br />

provvedimento CIP 6/1992 che ha fissato le tariffe di cessione dell’energia elettrica alla rete da<br />

parte degli impianti assimilati alle fonti rinnovabili, in grado cioè di soddisfare un requisito di<br />

efficienza minima fissato nell’indice energetico IEN. Lo IEN rappresentava, in sintesi, un<br />

indicatore del rendimento complessivo di trasformazione dell’energia primaria in energia<br />

termica ed elettrica nell’impianto, che doveva essere superiore al 51% per considerare<br />

l’impianto cogenerativo ed avere di conseguenza diritto alla stipula di una convenzione di<br />

cessione dell’energia elettrica a prezzi stabiliti, con una componente di incentivo nei primi 8<br />

anni di funzionamento.<br />

La formula usata per il calcolo dell’IEN privilegiava eccessivamente la produzione di elettricità,<br />

tanto che con un rendimento superiore al 51% si poteva arrivare anche ad evitare la<br />

produzione di calore; non erano previsti aggiornamenti dei parametri di calcolo in relazione ai<br />

miglioramenti delle tecnologie non cogenerative di riferimento.<br />

A seguito della grande quantità di nuova capacità offerta, il regime tariffario CIP6 è stato<br />

ristretto ad un numero limitato di impianti nel 1995, con l’esclusione di un elevato numero di<br />

progetti di cogenerazione. Complessivamente il provvedimento ha promosso 5.452 MW di<br />

nuovi impianti cogenerativi, 2.518 MW dei quali sono stati realizzati nell’ambito degli Accordi<br />

Quadro del 1991 con Fiat, Sondel, Edison ed Ilva. A fronte di questi, che oggi sono stati<br />

realizzati pressoché per intero, vi sono stati altri 7430 MW di impianti dichiarati ammissibili,<br />

ma non accettati alla stipula della convenzione con Enel e quindi esclusi dal regime tariffario<br />

CIP6 e, di conseguenza, non realizzati.<br />

Per costruire quegli impianti, alcuni dei quali anche piuttosto innovativi come gli impianti<br />

alimentati con il tar di raffineria gassificato, è stato necessario un decennio, con un impegno<br />

finanziario rilevante per il sistema elettrico nazionale, superiore ai 9.000 miliardi di lire 1997.<br />

Con il nuovo corso avviato con il decreto 79/99 nel settore elettrico, la cogenerazione ha visto<br />

ridursi lo spazio di incentivazione: mentre per le fonti rinnovabili è stato creato un mercato di<br />

nicchia con i certificati verdi, l’unico beneficio di cui possono godere gli impianti cogenerativi è<br />

la priorità di dispacciamento, vale a dire la certezza di non essere esclusi dalla cessione a<br />

motivo di congestioni sulla rete di trasmissione, e l’esclusione dall’onere di copertura del 2%<br />

dell’offerta con produzione da fonte rinnovabile.<br />

Inoltre, gli impianti connessi alla rete di distribuzione in media e bassa tensione possono<br />

beneficiare della riduzione del corrispettivo di trasmissione secondo quanto sancito dal Testo<br />

Integrato alla delibera numero 228/2001 dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, in virtù<br />

delle minori perdite causate sulla rete. Il vantaggio competitivo rispetto all’acquisto<br />

dell’energia elettrica dalla rete è dunque implicito alla nuova struttura tariffaria e deve essere<br />

valutato caso per caso, in considerazione che i nuovi parametri per la definizione di<br />

“cogenerazione” fissati dall’Autorità con la delibera 42/02 richiedono un effettivo utilizzo<br />

dell’energia termica, senza il quale l’Indice di Risparmio Energetico (IRE) non raggiunge i livelli<br />

minimi richiesti (5% per impianti esistenti, 10% per impianti nuovi).<br />

La delibera stabilisce tra l’altro un aggiornamento ogni tre anni dei parametri di riferimento<br />

necessari per il calcolo, per poter tener conto degli eventuali miglioramenti tecnologici delle<br />

tecnologie non cogenerative di confronto. La legge 239/04 ha dato diritto all’emissione di<br />

certificati verdi agli impianti di cogenerazione con teleriscaldamento (art. 1, comma 71). La<br />

stessa legge (art. 1, commi 85 e 86) stabilisce regimi autorizzativi semplificati per impianti<br />

cogenerativi inferiori ad 1 MW elettrico.<br />

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