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L'analisi - Enea

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Tale indicatore conferma che per paesi con valore dell’indicatore compreso fra 0,6 e 1 i sospetti di sovraassegnazione<br />

sono forti (alla lista di cui sopra occorre aggiungere la anche la Francia, l’Ungheria e la<br />

Slovenia) in quanto è difficile credere che surplus di quelle dimensioni possano essere stati realizzati<br />

attraverso uno sforzo di abbattimento delle emissioni. Per quanto riguarda paesi come la Germania, la<br />

Svezia e l’Olanda (valore dell’indicatore fra 0,4 e 0,6), nonostante il margine di surplus sia cospicuo,<br />

escludere che questo sia almeno in parte risultato di un abbattimento delle emissioni risulta più difficile. A<br />

valori dell’indicatore compresi fra -0,4 e +0,4 la posizione è relativamente bilanciata: la sovraassegnazione<br />

può essere esclusa (in questo intervallo troviamo Spagna, Italia, Austria, Grecia, Belgio e<br />

Portogallo). A maggior ragione può essere esclusa per Regno Unito ed Irlanda (indice compreso fra -0,8 e<br />

-0,6).<br />

Per quanto riguarda la posizione relativa dei vari settori interessati dall’ETS, Ellerman e Buchner<br />

affermano che il settore della produzione di energia elettrica e calore è risultato complessivamente<br />

deficitario mentre gli altri settori (ferro e acciaio, cemento, raffinazione, cellulosa e carta, vetro, ceramica<br />

e laterizi) sono complessivamente eccedentari.<br />

Per quanto riguarda l’abbattimento, i due autori svolgono un’analisi dettagliata delle proiezioni di baseline<br />

per i 25 paesi UE, nonché dei loro trend in termini di intensità energetica e carbonica. L’analisi li porta a<br />

concludere che la continuazione dei trend (in assenza di ETS) avrebbe portato le emissioni del 2005 ad<br />

un livello fra il 7% e il 10% superiori ai livelli effettivamente realizzati. Su questa base, ed anche tenendo<br />

conto di forti sovrastime nelle baseline dei nuovi paesi membri, essi affermano che una certa misura di<br />

abbattimento nel 2005 sia veramente difficile da escludere. Di fatto essi ribaltano la tesi: in<br />

considerazione del fatto che, comunque, un prezzo significativamente superiore a zero viene ancora<br />

pagato per le quote di emissione e che il livello di attività economica dei settori interessati è cresciuto nel<br />

periodo considerato, bisogna presumere che almeno una parte dell’eccesso di permessi di emissione nel<br />

2005 sia il risultato di un processo di abbattimento.<br />

Ricordando che la prima fase dell’ETS era già prevista come un periodo di prova, questo sarebbe<br />

comunque un risultato positivo. Le negoziazioni relative alla fase II possono ancora tenere conto delle<br />

informazioni prodotte dalla fase sperimentale e correggere il tiro. In questo senso, e alla luce degli eventi<br />

si può concludere che il rigore della Commissione nella definizione dei PNA nella fase I abbia giocato un<br />

ruolo positivo nel corretto funzionamento del sistema, e che per la fase II un analogo ruolo (per quanto<br />

differenziato caso per caso) si renda necessario in vista degli obiettivi di Kyoto.<br />

Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi delle quote, la loro relazione con le assegnazioni iniziali di<br />

quote è chiaramente una determinante fondamentale, ma non la sola. In questo anno e mezzo di<br />

funzionamento dell’ETS altri fattori hanno fatto sentire la propria importanza. Intanto, come è noto, il<br />

livello delle emissioni di un impianto dipende da diverse variabili fra cui: il mix di combustibili utilizzati<br />

(quelli fossili danno chiaramente luogo ad emissioni di CO 2 ed altri gas-serra, e fra quelli fossili il carbone<br />

produce più emissioni dei prodotti petroliferi e del gas naturale a parità di energia resa); il livello di<br />

attività dell’impianto (più produce, più consuma fonti energetiche); le tecnologie energetiche e i processi<br />

utilizzati; le condizioni climatiche normali e quelle contingenti. Uno stesso impianto normalmente ha una<br />

capacità limitata di far variare i propri parametri operativi in funzione delle circostanze: può far variare il<br />

carico, e solo in alcuni casi può far variare il mix di combustibili utilizzati. Un operatore che controlla<br />

diversi impianti ha una misura di flessibilità maggiore su quali impianti tenere in funzione e quali tenere<br />

in stand-by o far andare a carico ridotto. Questi elementi di flessibilità sono importanti per capire che in<br />

una certa misura, l’operatore può variare la quantità ed il mix di combustibili utilizzati in funzione di un<br />

altro fattore importante, cioè il prezzo degli stessi (sia attuale che atteso).<br />

Variazioni nei prezzi di petrolio e gas come quelle sperimentate nel 2005 e nel 2006 hanno<br />

necessariamente modificato la convenienza relativa dei vari combustibili: in particolare, fintanto che i<br />

prezzi di petrolio e gas (ricordiamo che quello del gas è in parte ancorato a quello del petrolio) sono<br />

rimasti alti, cioè fino a settembre 2006, le industrie interessate dal Sistema di Emission Trading hanno<br />

avuto un incentivo a utilizzare meno gas o prodotti petroliferi e più carbone (nei limiti della loro possibilità<br />

tecnica di farlo). Poiché però questo spostamento dava luogo a maggiori emissioni di CO 2 rispetto ai piani<br />

o alle assegnazioni iniziali, le industrie dovevano coprirsi con l’acquisto di quote di emissione. Questo<br />

fatto ha determinato un aumento della domanda di quote di emissione e conseguentemente un aumento<br />

del loro prezzo, fatto che è risultato chiaramente evidente nel periodo da dicembre 2005 ad aprile 2006<br />

(con la crisi delle forniture di gas), ma di cui sono ben visibili i sintomi anche in tutto il 2005 in<br />

concomitanza con i prezzi crescenti degli idrocarburi. Una delle ragioni per cui il prezzo delle quote di<br />

emissione è rimasto sui 13-15 €/t fino ad agosto, nonostante l’evidente presenza di un surplus già da fine<br />

aprile, è proprio il continuo allarme sui prezzi del petrolio, che hanno sfiorato gli 80 $/barile ad agosto a<br />

causa di forti tensioni sullo scenario mediorientale.<br />

acquistare permessi, il surplus lordo del paese sarà più elevato del surplus al netto degli acquisti di permessi e<br />

l’indicatore assumerà un valore inferiore ad 1.<br />

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