Scarica il documento - Dipartimento per la Giustizia Minorile
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speciale<br />
<strong>il</strong> processo non intende rivolgersi, così, solo ai comportamenti tenuti, ma si pone<br />
l’obiettivo sostanziale di incidere anche sulle cause del<strong>la</strong> condotta deviante; nell’interpretare<br />
i comportamenti come effetti di cause più profonde, esso è rivolto fondamentalmente<br />
al futuro, ponendosi l’obiettivo di ridurre le possib<strong>il</strong>ità che l’imputato commetta altri fatti<br />
delittuosi.<br />
l’altra considerazione che sta al<strong>la</strong> base del nostro sistema riguarda <strong>il</strong> fatto che gli<br />
adolescenti (“non più bambini, non ancora adulti”) sono <strong>per</strong>sone in formazione, <strong>per</strong> le<br />
quali <strong>la</strong> ricerca di una propria identità svolge un ruolo fondamentale e <strong>la</strong> risposta tradizionale<br />
di tipo meramente sanzionatorio, soprattutto <strong>la</strong> pena detentiva, nello stigmatizzare<br />
l’imputato, può dunque paradossalmente favorire, anziché ostaco<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> formazione di<br />
una <strong>per</strong>sonalità deviante.<br />
sono noti gli istituti caratteristici del nostro processo, che traggono ispirazione, a<br />
vario titolo, da es<strong>per</strong>ienze sorte prima negli stati uniti e poi diffuse in altri paesi europei.<br />
Configurando <strong>la</strong> custodia in carcere come misura residuale, si è introdotta una misura<br />
caute<strong>la</strong>re specifica – “<strong>il</strong> collocamento in comunità“ – con spiccato valore rieducativo; è<br />
stato previsto, attraverso <strong>la</strong> novità del<strong>la</strong> sentenza di non luogo a procedere <strong>per</strong> “irr<strong>il</strong>evanza<br />
penale”, che <strong>il</strong> processo non si attivi <strong>per</strong> un fatto non al<strong>la</strong>rmante dal punto di vista sociale,<br />
se ciò dovesse pregiudicare le esigenze educative dell’adolescente; viene soprattutto prevista,<br />
<strong>per</strong> qualsiasi fattispecie di reato, <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di attivare un <strong>per</strong>corso alternativo – <strong>la</strong><br />
“messa al<strong>la</strong> prova” – in cui si tenta di agire sulle cause che hanno concorso a determinare<br />
<strong>la</strong> commissione del reato e <strong>il</strong> cui esito positivo determina l’estinzione del reato.<br />
Nel<strong>la</strong> f<strong>il</strong>osofia del nostro processo, di tipo appunto “rieducativo - trattamentale”, le<br />
esigenze di tute<strong>la</strong> sociale e quelle di protezione dell’adolescente tendono a convergere.<br />
è chiaro, da un canto, che <strong>il</strong> processo penale trova sempre <strong>la</strong> sua ragion d’essere<br />
nell’esigenza di tute<strong>la</strong>re <strong>la</strong> collettività, <strong>per</strong>seguita mediante l’accertamento – nelle forme<br />
processualmente garantite – del<strong>la</strong> sussistenza di un fatto di reato e del<strong>la</strong> sua ascrivib<strong>il</strong>ità<br />
all’imputato.<br />
<strong>la</strong> f<strong>il</strong>osofia di fondo del nostro modello processuale poggia, tuttavia, sul convincimento<br />
che <strong>il</strong> modo migliore di tute<strong>la</strong>re <strong>la</strong> società, a fronte di un comportamento delittuoso<br />
posto in essere da un soggetto <strong>la</strong> cui <strong>per</strong>sonalità è ancora in evoluzione, sia quello di incidere<br />
positivamente sul<strong>la</strong> formazione di tale <strong>per</strong>sonalità.<br />
a tale f<strong>il</strong>osofia non è ovviamente estranea l’esigenza di proteggere gli stessi adolescenti,<br />
in ossequio al principio stab<strong>il</strong>ito dal secondo comma dell’art. 31 del<strong>la</strong> Costituzione,<br />
che continua ad o<strong>per</strong>are anche allorché siano attivi gli strumenti penali di tute<strong>la</strong> sociale:<br />
è come se l’ordinamento riconoscesse al<strong>la</strong> collettività <strong>il</strong> diritto di difendersi dai propri figli,<br />
ma, nel farlo, le imponesse, comunque, di prendersene cura.<br />
si tratta di un modello processuale molto avanzato, apprezzato anche a livello internazionale,<br />
del quale è opportuno sottolineare alcuni aspetti:<br />
– è ispirato a una concezione del minimo intervento penale, con riduzione al minimo<br />
indispensab<strong>il</strong>e degli interventi giudiziari, in partico<strong>la</strong>re quelli di natura coercitiva e<br />
restrittiva;<br />
– viene su<strong>per</strong>ata <strong>la</strong> tradizionale autarchia del processo penale, nel senso che vi è un<br />
coinvolgimento del<strong>la</strong> comunità locale e dei suoi servizi nei programmi di recu<strong>per</strong>o;<br />
<strong>il</strong> problema del<strong>la</strong> devianza e del<strong>la</strong> delinquenza minor<strong>il</strong>e viene restituito al<strong>la</strong> sua<br />
dimensione sociale, nel presupposto che è <strong>il</strong> contesto ambientale a contenere le<br />
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