Scarica il documento - Dipartimento per la Giustizia Minorile
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Dossier<br />
<strong>per</strong> l’ussM, <strong>la</strong> Magistratura attende sempre <strong>la</strong> valutazione di <strong>per</strong>sonalità e l’anamnesi<br />
socio-ambientale; <strong>per</strong> <strong>la</strong> Magistratura, l’ussM ha sempre <strong>la</strong> competenza dell’anamnesi<br />
socio-ambientale, che gli o<strong>per</strong>atori devono realizzare prima di applicare <strong>il</strong> provvedimento.<br />
<strong>la</strong> chiarezza di questa distinzione di ruolo, che dovrebbe rinviare ad un’efficace<br />
comunicazione tra i due servizi, appare tuttavia un desiderata, più che una prassi s<strong>per</strong>imentata,<br />
poiché entrambi i soggetti vengono impegnati in un processo decisionale complesso<br />
che richiede negoziazioni, spazi di comprensione reciproca, linee programmatorie condivise,<br />
progettualità co/costruite.<br />
le due culture di servizio entrano in dialogo fin dal momento di valutazione di fattib<strong>il</strong>ità,<br />
assieme agli orientamenti metodologici ed o<strong>per</strong>ativi congruenti con l’applicazione<br />
del<strong>la</strong> misura.<br />
<strong>il</strong> dialogo ed <strong>il</strong> clima di condivisione tra i due attori istituzionali è fondamentale <strong>per</strong> negoziare<br />
<strong>il</strong> patto tra <strong>il</strong> minore ed <strong>il</strong> sistema giustizia. “<strong>il</strong> patto implica che <strong>la</strong> Map sia fondata su<br />
una consensualità tra giudici, o<strong>per</strong>atori sociali e ragazzo e famiglia, rispetto al significato del<strong>la</strong><br />
sospensione, anche nei suoi aspetti simbolici e con riguardo al<strong>la</strong> definizione del progetto” 3 .<br />
Quando <strong>il</strong> confronto è possib<strong>il</strong>e, i pensieri organizzativi e gli orientamenti valoriali,<br />
su cui ciascun servizio si fonda, si incontrano, definendo le coordinate di una progressiva<br />
col<strong>la</strong>borazione che rende fluida <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> messa al<strong>la</strong> prova.<br />
in alcune realtà invece, l’assenza di un confronto reale, o, addirittura, ab inizio tra<br />
ussm ed autorità Giudiziaria si traduce in una divisione tra momento decisionale e momento<br />
o<strong>per</strong>ativo: <strong>la</strong> decisione del<strong>la</strong> messa al<strong>la</strong> prova nasce sempre in seno all’autorità Giudiziaria,<br />
mentre <strong>la</strong> costruzione del pensiero progettuale è <strong>il</strong> compito e l’impegno dell’ussM,<br />
anche quando <strong>il</strong> servizio ritiene, ad esempio, di non poter individuare gli spazi <strong>per</strong> costruire<br />
<strong>il</strong> progetto.<br />
<strong>il</strong> ruolo di “subalternità” al<strong>la</strong> magistratura rende allora più faticoso <strong>il</strong> momento o<strong>per</strong>ativo,<br />
<strong>per</strong>ché comporta investimenti oltre misura <strong>per</strong> <strong>il</strong> servizio ed un impegno professionale<br />
ed emotivo, tanto più r<strong>il</strong>evante quanto più nasce dall’assenza di condivisione.<br />
altri significati sul<strong>la</strong> messa al<strong>la</strong> prova riguardano l’applicazione dell’istituto giuridico<br />
in comunità.<br />
Qui emergono soprattutto alcune criticità espresse dagli o<strong>per</strong>atori dell’ussM, re<strong>la</strong>tive<br />
alle “derive educative” del servizio stesso: <strong>la</strong> comunità appare un luogo troppo contenitivo,<br />
che esercita troppo controllo e troppa protezione, che non <strong>la</strong>vora nel<strong>la</strong> direzione<br />
dell’autonomia, dell’emancipazione e del reinserimento del ragazzo nel proprio contesto<br />
di appartenenza.<br />
<strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori delle Comunità, l’applicazione del<strong>la</strong> messa al<strong>la</strong> prova dentro <strong>il</strong> loro<br />
servizio rende problematiche le re<strong>la</strong>zioni tra ragazzi, <strong>per</strong>ché visualizza <strong>la</strong> diversità di trattamento<br />
con i ragazzi in art. 22. dentro <strong>la</strong> comunità si <strong>la</strong>vora, poi, con <strong>la</strong> resistenza del minore<br />
ad accettare restrizioni all’interno di una struttura di tipo fam<strong>il</strong>iare, tanto più che l’intervento,<br />
rivolto esclusivamente al minore e non al<strong>la</strong> famiglia, può risultare parziale ed escludente.<br />
i possib<strong>il</strong>i investimenti sollecitati da entrambi i servizi rintracciano nel<strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità<br />
del dialogo interprofessionale, nel<strong>la</strong> creazione di protocolli di intesa, nel presidio condiviso<br />
dell’andamento del progetto, una via da seguire.<br />
84<br />
3 patrizi p., La messa al<strong>la</strong> prova come forma di mediazione penale, in de leo G., patrizi p., trattare con adole-<br />
scenti devianti, Carocci, roma, 1999.