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Scarica il documento - Dipartimento per la Giustizia Minorile

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allegati<br />

che <strong>il</strong> gruppo banda può produrre, rischia di stab<strong>il</strong>izzare una identificazione profonda e<br />

<strong>per</strong>manente con i suoi assunti, che vengono a costituire un sostegno deviante al bisogno<br />

evolutivo di conferma di una identità sociale, conferma che è di <strong>per</strong>tinenza degli adulti. Nel<br />

gruppo terapeutico <strong>la</strong> rigidità delle identificazioni, che <strong>il</strong> bisogno di appartenenza al gruppo<br />

naturale ha messo in evidenza, può essere rie<strong>la</strong>borata consentendo di avviare un processo<br />

di maggiore soggettivazione. Certamente anche questo è un episodio terapeutico, <strong>il</strong> cui<br />

senso complessivo può essere visto al<strong>la</strong> luce dell’intervento terapeutico globale.<br />

Un’altra questione importante che <strong>la</strong> dottoressa Kohon sottolinea è quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

privacy come elemento centrale di un trattamento psicoterapeutico e ne sottolinea<br />

le problematiche nel trattamento degli adolescenti antisociali.<br />

Questa impostazione di <strong>la</strong>voro, che si propone proprio <strong>il</strong> confronto tra diversi punti<br />

di vista, che esprimono anche le diverse rappresentazione di sé dell’adolescente, così come<br />

vengono messe in campo in quello spazio psichico al<strong>la</strong>rgato che è <strong>per</strong> lui <strong>il</strong> suo ambiente,<br />

<strong>il</strong> continuo impegno a dar paro<strong>la</strong> alle azioni che egli o<strong>per</strong>a nel suo contesto, ovviamente<br />

pone <strong>il</strong> problema del<strong>la</strong> segretezza di quanto può essere detto al terapeuta.<br />

Considerando l’agito antisociale come un sintomo, come indice dello stato mentale<br />

dell’adolescente e del temporaneo fallimento del suo funzionamento e del<strong>la</strong> sua capacità<br />

di costruire rappresentazioni mentali che gli consentano di e<strong>la</strong>borare le tensioni interne,<br />

l’eventuale comunicazione in seduta di un reato assume <strong>per</strong> me <strong>il</strong> significato di una richiesta<br />

di un maggiore aiuto, di un contenimento che <strong>la</strong> so<strong>la</strong> terapia non offre.<br />

Se mi trovo davanti un paziente allucinato pur mantenendo <strong>il</strong> mio assetto terapeutico<br />

nei suoi confronti, gli propongo e chiedo l’integrazione con un intervento farmacologico<br />

o al limite un ricovero. Allo stesso modo se un ragazzo mi dice che sta commettendo un<br />

reato cercherò di dare un senso a questa comunicazione con l’obiettivo generale di comprendere<br />

<strong>la</strong> ragione di questo ricorso all’agito deviante, stab<strong>il</strong>endo connessioni tra <strong>il</strong> suo<br />

funzionamento interno e <strong>il</strong> suo fare concreto.<br />

Certo non lo denuncio direttamente ma se, come credo, l’agito ha una forte valenza<br />

comunicativa, non si limiterà ad essere una confessione che avviene in seduta, ma avrà<br />

altri canali espressivi e <strong>la</strong> comunicazione interna al<strong>la</strong> seduta sarà solo uno dei modi in cui<br />

l’adolescente manifesta <strong>il</strong> suo disturbo.<br />

<strong>il</strong> fatto che <strong>la</strong> psicoterapia avvenga all’interno del progetto di messa al<strong>la</strong> prova rassicura<br />

sul<strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di artico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> risposta contemporaneamente a diversi livelli, interni e<br />

esterni, in cui <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro sull’insight è strettamente connesso con <strong>il</strong> fare, che può così diventare<br />

“un fare par<strong>la</strong>nte”.<br />

un esempio di “fare par<strong>la</strong>nte” sono le attività socialmente ut<strong>il</strong>i che spesso fanno<br />

parte dei contenuti del<strong>la</strong> messa al<strong>la</strong> prova.<br />

<strong>la</strong> pena “monetizza” <strong>il</strong> senso di colpa, ed è proprio <strong>per</strong> questo che alcuni adolescenti<br />

che commettono reati <strong>per</strong>ché incapaci di affrontare <strong>il</strong> senso di colpa a cui danno attraverso<br />

<strong>il</strong> reato una ragion d’essere, come dice Freud, “preferiscono” <strong>il</strong> carcere al<strong>la</strong> messa al<strong>la</strong><br />

prova in cui è chiesto loro affrontare <strong>la</strong> fatica di “essere pensati” <strong>per</strong> poter dare un nome<br />

alle proprie sensazioni e sv<strong>il</strong>uppare così una responsab<strong>il</strong>ità.<br />

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