Scarica il documento - Dipartimento per la Giustizia Minorile
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Dossier<br />
Il <strong>la</strong>voro sociale nell’ambito penale: diritti di cittadinanza<br />
e diritto al<strong>la</strong> rieducazione<br />
in base al paradigma penale assistenziale, gli interessi del<strong>la</strong> società e quelli di coloro<br />
che vio<strong>la</strong>no le norme penali potevano coincidere. rieducare, riformare le prigioni,<br />
andare alle radici del<strong>la</strong> criminalità era nell’interesse di tutti. investire denaro nel trattamento<br />
e nel miglioramento delle condizioni sociali sarebbe stato ricompensato da una<br />
diminuzione dei tassi di criminalità e da una maggiore integrazione sociale. oggi gli interessi<br />
dei condannati sono ritenuti antitetici a quelli del<strong>la</strong> collettività. <strong>la</strong> discussione sociale<br />
verte tra l’assoggettare i delinquenti ad una maggiore restrizione o esporre <strong>la</strong> comunità<br />
ad un rischio più elevato; l’attuale senso comune suggerisce di priv<strong>il</strong>egiare in ogni caso<br />
<strong>la</strong> sicurezza. di conseguenza e senza grandi conflitti, l’interesse del reo, insieme ai suoi<br />
diritti, è abitualmente trascurato.<br />
si insinua sempre di più l’idea che taluni soggetti, una volta vio<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> legge, non fanno<br />
più parte del<strong>la</strong> comunità e cessano di meritare quel<strong>la</strong> considerazione che “noi” proviamo<br />
<strong>per</strong> gli altri. Forse <strong>per</strong>ché partiamo dal presupposto che esista una divisione tra “noi”,<br />
le vittime innocenti, e “loro”, gli immeritevoli e <strong>per</strong>icolosi. Costoro, abbandonandosi al<strong>la</strong><br />
violenza, all’abuso di alcol e di droghe o a condotte antisociali reiterate, rive<strong>la</strong>no se stessi<br />
<strong>per</strong> quello che sono, “l’altro <strong>per</strong>icoloso” e <strong>la</strong> nostra sicurezza dipende dal loro controllo.<br />
assumendo questa equazione, possiamo dimenticare ciò che l’assistenzialismo penale<br />
dava <strong>per</strong> scontato: vale a dire che chi delinque è anch’egli un cittadino e i suoi interessi<br />
al<strong>la</strong> libertà, inteso come diritto fondamentale a cui ambire, sono anche i nostri. <strong>la</strong> crescita<br />
di una divisione sociale e culturale tra “noi” e “loro”, insieme a nuove ondate di paure e<br />
insicurezze, ha reso <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione favorevole ad un potere statuale<br />
più repressivo (d. Gar<strong>la</strong>nd, 2001).<br />
<strong>la</strong> domanda di sicurezza è letteralmente una domanda paranoica; <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> paura<br />
giustifica se stessa. <strong>il</strong> punto è proprio qui: come si impedisce a questa domanda di sicurezza<br />
di diventare paranoica e quindi come si risponde all’insicurezza?<br />
<strong>la</strong> dominelli, in questo dibattito, vede in primo piano due categorie che influiscono<br />
in maniera determinante sul senso di sicurezza sociale: quel<strong>la</strong> dei politici al governo e quel<strong>la</strong><br />
dei media, i quali, nonostante rivestano ruoli e posizioni diverse, orientano l’opinione<br />
pubblica rendendo <strong>la</strong> questione dell’ordine pubblico l’argomento dominante nei discorsi<br />
sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita. inoltre, politicizzando <strong>il</strong> dibattito, relegano ad un ruolo marginale<br />
<strong>la</strong> necessità di azioni promozionali volte ad offrire alle <strong>per</strong>sone maggiori possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
propria vita.<br />
Nei momenti di confronto, le voci professionali sono molto più s<strong>il</strong>enziose di quelle<br />
dei politici e dei media. le opinioni dei professionisti vengono diffuse solo quando le ricerche<br />
o <strong>la</strong> pratica professionale producono risultati di cui politici e media pensano ci sia<br />
bisogno <strong>per</strong> orientare le coscienze sociali.<br />
<strong>il</strong> dibattito in merito a cosa fare con chi commette un reato si è po<strong>la</strong>rizzato attorno<br />
a estremi contrastanti; <strong>la</strong> punizione e <strong>la</strong> rieducazione. <strong>la</strong> punizione ha quale obiettivo<br />
<strong>il</strong> controllo del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione deviante, mentre <strong>la</strong> rieducazione ha quello di reintegrare i<br />
colpevoli nel<strong>la</strong> società come cittadini ut<strong>il</strong>i al<strong>la</strong> collettività. <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro sociale con i soggetti<br />
devianti ha sempre osc<strong>il</strong><strong>la</strong>to tra i due poli e questa tensione ha creato discontinuità nel<strong>la</strong><br />
pratica professionale svolta con questa categoria di utenza. vi sono state posizioni diverse<br />
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