Scarica il documento - Dipartimento per la Giustizia Minorile
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speciale<br />
occorre considerare, al riguardo, che tra gli strumenti ut<strong>il</strong>izzati nei paesi in cui <strong>il</strong><br />
modello ha avuto origine, esistono forme differenziate e flessib<strong>il</strong>i riconducib<strong>il</strong>i al paradigma<br />
del<strong>la</strong> riparazione, che non richiedono necessariamente <strong>il</strong> contatto diretto tra l’imputato<br />
e <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona offesa. Fra di esse, ad esempio, vi è <strong>la</strong> comunicazione scritta indirizzata al<strong>la</strong><br />
vittima, con cui l’autore del reato descrive <strong>il</strong> proprio comportamento e dichiara di esserne<br />
pienamente responsab<strong>il</strong>e o, viceversa, <strong>la</strong> descrizione da parte del<strong>la</strong> vittima di come un determinato<br />
reato abbia condizionato <strong>la</strong> vita e gli affetti di coloro che lo hanno subito.<br />
anche senza formalizzare <strong>per</strong> iscritto i reciproci vissuti, è chiaro che gli o<strong>per</strong>atori<br />
dei servizi possono comunque informalmente costituire degli importanti “intermediari”<br />
<strong>per</strong> rappresentare ai due protagonisti dell’evento reato – l’autore e <strong>la</strong> vittima – i rispettivi<br />
vissuti.<br />
Non va tra<strong>la</strong>sciato che, anche a prescindere dalle positive ricadute sul fronte rieducativo,<br />
<strong>il</strong> contatto con i servizi costituirebbe un’occasione importante <strong>per</strong> <strong>la</strong> vittima, che<br />
avrebbe modo di essere informata – nelle sue linee generali – sul<strong>la</strong> storia dell’imputato e di<br />
<strong>per</strong>cepire <strong>la</strong> risposta dell’ordinamento in termini di tensione rieducativa e riparativa, rimediando,<br />
o almeno riducendo, <strong>la</strong> frustrazione che generalmente le vittime vivono, legata al<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>cezione del disinteresse sociale e istituzionale verso <strong>la</strong> sofferenza subita.<br />
al riguardo, l’es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> mediazione ci ha insegnato l’importanza che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
offesa si senta ascoltata e riconosciuta, presupposto <strong>per</strong>ché possa a sua volta riconoscere<br />
e comprendere <strong>il</strong> punto di vista dell’autore del reato, e che sia inoltre contattata a distanza<br />
ravvicinata dai fatti, <strong>per</strong>ché non è fac<strong>il</strong>e riaprire ferite antiche, dopo che <strong>la</strong> frustrazione e <strong>la</strong><br />
rabbia <strong>per</strong> l’offesa patita si sono ormai sedimentate.<br />
va infine rammentato che specifiche disposizioni processuali disegnano un ruolo <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona offesa in alcuni momenti centrali dell’iter processuale.<br />
in sede di udienza di irr<strong>il</strong>evanza, <strong>il</strong> giudice <strong>per</strong> le indagini preliminari ha l’obbligo di<br />
convocare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona offesa e di procedere al<strong>la</strong> sua audizione ai sensi del secondo comma<br />
dell’art. 27 c.p.p.<br />
l’istituto dell’irr<strong>il</strong>evanza penale si presta in modo partico<strong>la</strong>re ad una lettura ispirata<br />
ad un’ottica riparativa, <strong>per</strong>ché <strong>il</strong> giudice non è chiamato a valutare <strong>la</strong> configurazione<br />
astratta del reato o <strong>la</strong> pena edittale prevista, ma a considerare le specifiche modalità del<strong>la</strong><br />
condotta e le conseguenze concrete che ne sono derivate.<br />
l’audizione del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona offesa – <strong>per</strong> legge obbligatoria – può dunque costituire<br />
un’importante occasione <strong>per</strong> verificare, sollecitare e sostenere atteggiamenti, o comportamenti<br />
fattivi, di tipo riparativo.<br />
in sede di udienza preliminare e di udienza dibattimentale non è previsto un analogo<br />
obbligo di procedere all’audizione del<strong>la</strong> vittima, tuttavia <strong>il</strong> d.p.r. 448/88 impone, in entrambi<br />
i casi, che al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona offesa sia dato avviso dell’udienza e che essa possa parteciparvi<br />
(art. 31 e 33 ultimo comma).<br />
pur non essendovene obbligo, deve poi ritenersi che, in virtù del rinvio all’art. 9 previsto<br />
dall’ultimo comma dell’art. 31, <strong>il</strong> giudice – dell’udienza preliminare e del dibattimento<br />
– possa sentire <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona offesa allo scopo di “valutare <strong>la</strong> r<strong>il</strong>evanza sociale del fatto” con<br />
riferimento al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalità dell’imputato, ciò che consentirebbe di dare specifico ingresso<br />
processuale al<strong>la</strong> voce del<strong>la</strong> vittima in un ambito diverso dall’esame testimoniale, <strong>per</strong> evidenziare,<br />
innanzi all’imputato, le esigenze riparative sorte dal comportamento tenuto.<br />
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