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"L'Eneide",

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tale dal mondo orror), in vista o al detto<br />

non tollerabile ad un uom. Dei miseri<br />

le viscere divora e il sangue bruno.<br />

Io stesso vidi quando due de' nostri<br />

presi con la gran mano, in mezzo a l'antro<br />

sdraiato, percoteali a la parete,<br />

e la strage inondava intorno intorno;<br />

morder lo vidi le grondanti membra<br />

che sotto a' denti gli tremavan calde.<br />

Non senza pena pur, ché non sofferse<br />

Ulisse tanto né obliò sé stesso<br />

l'Itaco in tal frangente. Non appena,<br />

sazio del pasto e sepolto nel vino,<br />

giú pose il capo e per la grotta giacque<br />

immenso, grumi e frustoli tra 'l sonno<br />

misti eruttando a vin sanguinolento,<br />

noi, invocati i sommi Dei, sortite<br />

le parti, tutti stretti intorno a lui<br />

con aguzzo troncon gli trivelliamo<br />

l'occhio che grande e solo s'appiattava<br />

sotto la torva fronte, quasi scudo<br />

argolico o la lampada febea,<br />

e lieti vendichiam l'ombre de' nostri.<br />

Ma su, fuggite, o miseri, fuggite<br />

e strappate la fune:<br />

ché com'è Polifemo, e quale e quanto<br />

chiude la greggia e munge entro lo speco,<br />

cento altri tali popolano il lido

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