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"L'Eneide",

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muggirono le mandre e del muggito<br />

fu piena la foresta e la collina.<br />

Rese de le giovenche una la voce<br />

e mugolò sotto il vasto antro e, chiusa,<br />

cosí di Caco il confidar deluse.<br />

Ecco in Alcide pien d'ira e di bile<br />

si fu desto il dolor: rapidamente<br />

porse la mano a la nodosa clava<br />

e prese a corsa su pe 'l monte. Allora<br />

videro i nostri per la prima volta<br />

Caco allibir tutto smarrito: fugge<br />

subito via piú rapido del vento<br />

verso l'antro; ali a' piè diè la paura.<br />

Chiuso che fu, fatto piombar, schiantando<br />

la catena, il gran sasso che pendea<br />

per ferro opra paterna, e di tal mole<br />

rafforzata la porta, ecco furente,<br />

ecco il Tirintio sopraggiunger che ogni<br />

adito tenta e qua e là si volge<br />

stringendo i denti. In suo furor tre volte<br />

tutto il monte Aventin gira, tre volte<br />

crolla i massi a le soglie indarno, e lasso<br />

tre volte ne la valle ebbe a fermarsi.<br />

Sul dorso a la spelonca, in mezzo agli altri<br />

mozzi pietroni, altissima spiccava<br />

a lo sguardo una punta, acconcio luogo<br />

a' nidi degli uccelli di rapina.<br />

Questa, com'era pel declivio prona

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