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"L'Eneide",

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avversi, il mare al mare e l'armi a l'armi<br />

impreco: pugnino i presenti e i posteri".<br />

In questo dir, tutta agitata in cuore,<br />

cerca il piú presto romper l'odïosa<br />

luce. Però breve si volge a Barce<br />

nutrice di Sicheo (ché ne l'antica<br />

patria cenere bruna era la sua):<br />

"Fammi, buona nutrice, la sorella<br />

Anna venir: di' che si terga a l'acqua<br />

corrente e qui con sé súbito porti<br />

l'agne e l'espïazioni ch'io le dissi;<br />

cosí venga, e tu pur mettiti in capo<br />

devote bende. Voglio a Giove Stigio<br />

l'olocausto compir che ben disposi<br />

segnando un fine a questi affanni, e dare<br />

al fuoco il rogo del troiano". Dice;<br />

e quella con senil fretta s'è mossa.<br />

Trepida allor e ne l'impresa atroce<br />

Dido ardente, rotando occhi sanguigni,<br />

sparsa di macchie le frementi gote,<br />

pallida già de la futura morte,<br />

nel cuore irrompe de la casa, in cima<br />

al rogo sale furibonda e snuda,<br />

dono non chiesto a ciò, la teucra spada.<br />

Poi che le iliache vesti e il noto letto<br />

mirò, sospesa in pianto ed in pensiero<br />

un istante, piegò su quella coltre<br />

e disse le novissime parole:

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