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"L'Eneide",

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Era a la guardia d'una porta Niso<br />

d'Irtaco figlio, acerrimo guerriero<br />

e destro gittator d'alati strali<br />

- lui mandò con Enea la cacciatrice<br />

Ida -; ed Eurialo gli era presso, bello<br />

che niun piú tra gli Eneadi o tra quanti<br />

cinsero armi troiane; gli fioriva<br />

la prima gioventú le intonse gote.<br />

Eran uno d'affetto, uniti insieme<br />

volavano a la guerra, ed anche allora<br />

in custodia comune avean la porta.<br />

"Eurialo - disse Niso -, e son gli Dei<br />

che questo incendio spirano ne' cuori?<br />

o a ciascun si fa dio sua fiera brama?<br />

Una battaglia, o non so che di grande,<br />

da tempo agogno, né lo star mi appaga.<br />

Vedi quale hanno i Rutuli fidanza!<br />

Rari splendono i lumi: il sonno e il vino<br />

tutti li ha stesi al suol; tutto è silenzio.<br />

Odi ora dunque tu quel che mi affanna,<br />

odi pensiero che m'è nato in mente.<br />

Che si richiami Enea, popolo e padri<br />

chieggon tutti, e che a lui vadan messaggi<br />

degli eventi. Se quel che per te chiedo<br />

mi promettono (a me la fama è assai<br />

del fatto), io credo sotto a quell'altura<br />

la via trovare a' muri pallantei".<br />

Stette, pervaso da un ardor di gloria,

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