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"L'Eneide",

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In devoto silenzio ora ciascuno<br />

s'incoroni di fronde".<br />

A sé le tempie,<br />

ciò detto, vela del materno mirto;<br />

e questo Èlimo fa, questo il provetto<br />

negli anni Aceste e il giovinetto Ascanio,<br />

ed i restanti prodi al loro esempio.<br />

Esso da l'adunanza se n'andava<br />

con le migliaia al tumulo, nel mezzo<br />

del gran corteo. Libando ivi di rito<br />

due tazze di vin pretto, due di fresco<br />

latte al suol versa, due di sangue sacro,<br />

e sparge fior purpurei e cosí dice:<br />

"Salve, mio santo genitor; di nuovo<br />

salvete, invano preservate ceneri,<br />

anima, ombra paterna. Conceduto<br />

non mi fu ricercar con te le rive<br />

italiche e il terren predestinato<br />

né, qualunque si sia, l'ausonio Tebro".<br />

Detto avea ciò, quando da l'imo ascoso<br />

sdrucciolevole svolse un gran serpente<br />

le settemplici spire in sette giri,<br />

placidamente il tumulo abbracciando<br />

e guizzando per l'are. Avea sul tergo<br />

cerulee chiazze, e un fulgor sparso d'oro<br />

le squame gli accendea, come arco in nube<br />

che mille in faccia al sol getta colori.<br />

Stette a la vista Enea stupito: quello,

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