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"L'Eneide",

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L'amor ch'ebbero vivi a' carri e a l'armi,<br />

l'uso di pascer fulgidi cavalli,<br />

li accompagna cosí dopo il sepolcro.<br />

Ecco a destra e a sinistra ne discerne<br />

a banchettar tra 'l verde altri o cantare<br />

in coro giocondissimo peana<br />

tra l'odorosa selva degli allori,<br />

onde di sopra immenso in mezzo a selve<br />

il fiume de l'Erídano si volve.<br />

Ivi la schiera che patí ferite<br />

pugnando per la patria, e i sacerdoti<br />

che vissero illibati, e i vati buoni<br />

che parole dicean degne di Febo,<br />

o quelli che abbellirono la vita<br />

trovando l'arti, e quei che per ben fare<br />

lasciarono di sé memori gli altri;<br />

tutti una nivea benda hanno a la fronte.<br />

A lor dintorno sparsi la Sibilla<br />

cosí si volse ed a Museo su tutti<br />

(ché intorno a lui è un popolo e il sogguarda<br />

emergente con gli alti òmeri): "Dite,<br />

felici anime, dinne, ottimo vate:<br />

Anchise ov'è? Qual regïon l'accoglie?<br />

Per lui venimmo e traversammo i fiumi<br />

paurosi de l'Erebo". L'eroe<br />

breve cosí le rese la risposta:<br />

"Nessuno ha luogo certo; abitiam l'ombre<br />

de' boschi e per i grembi de le rive

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