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"L'Eneide",

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e si cosparge di lurida polve<br />

la canizie e s'accusa senza fine<br />

che non accolse prima il teucro Enea<br />

né spontanéo a genero lo strinse.<br />

Turno pugnace intanto ne l'estrema<br />

pianura segue i rari dissipati<br />

con minor foga, e rispondente meno<br />

sente via via l'ardor de' suoi cavalli.<br />

Ecco che l'aura gli recò quel grido<br />

d'arcano duol; ferí le tese orecchie<br />

un indistinto murmure sinistro.<br />

"Ahimè! qual sí gran lutto empie le mura?<br />

qual crudele clamor da tutta viene<br />

la città?".<br />

Cosí dice e trae le briglie<br />

fuor di sé soffermandosi. Risponde<br />

pronta, qual era di Metisco auriga<br />

in figura a guidar carro e cavalli,<br />

la sorella cosí: "Per qua seguiamo,<br />

Turno, i Troiani, ove la prima si offre<br />

via di vittoria: altri vi son guerrieri<br />

che bastano a difendere le case.<br />

Gl'Itali stringe ne la mischia Enea;<br />

ed infliggiamo noi con fiero braccio<br />

morti a' Teucri. Uscirai da la battaglia<br />

non minore di vittime e di vanto".<br />

Ma Turno allora:<br />

"O sorella,.... e ben prima io ti conobbi

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