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"L'Eneide",

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e tutta sfiorirai la giovinezza<br />

da sola, senza i dolci figli, senza<br />

di Venere le gioie? E di ciò pensi<br />

che si curi la cenere de' morti?<br />

Sia, nel tuo lutto un dí non ti piegava<br />

sposo di Libia, e non di Tiro prima;<br />

Iarba disprezzasti e gli altri duci<br />

che ricca di trionfi Africa nutre:<br />

resisterai anche a un gradito amore?<br />

Né ti sovviene in qual terren tu vivi?<br />

hai da una parte le città getúle,<br />

stirpe guerriera, e i Númidi sbrigliati<br />

e l'inospita Sirti; le assetate<br />

lande hai da l'altra ed il furor barcèo<br />

che largo inonda. E debbo dir le guerre<br />

imminenti da Tiro e la minaccia<br />

del germano?<br />

Auspici inver gli Dei, penso, e arridente<br />

Giunone, questo solco hanno tenuto<br />

veleggiando l'iliache carene.<br />

Quale vedrai questa città, sorella,<br />

qual sorger regno per connubio tale!<br />

de' Teucri amiche l'armi, ne l'imprese<br />

quanta grandeggerà punica gloria!<br />

La grazia sol de' Numi implora e, i riti<br />

compiuti, a l'ospitalità ti dona;<br />

trova cagioni a l'indugiar, nel mentre<br />

che il verno infuria ed Orïon nemboso

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