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"L'Eneide",

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iliache ingiunge di portar, la palla<br />

rigida tutta di figure d'oro<br />

e il vel di giallo acanto attornïato,<br />

fogge che fur d'Elena argiva, ed essa,<br />

movendo a Troia ed al vietato imene,<br />

da Micene con sé le avea portate,<br />

mirabil dono di sua madre Leda;<br />

e lo scettro che un giorno Ilíone resse,<br />

de le figlie di Priamo la prima,<br />

e il monile di perle e la corona<br />

mezza tra gemme e oro. Queste cose<br />

affrettando, a le navi Acate andava.<br />

Ma Citerea nuove arti e pensier novo<br />

volge in cuor, che mutato le sembianze<br />

e venga Cupído per il dolce Ascanio<br />

e follemente accenda la regina<br />

co' doni e metta a lei per l'ossa il fuoco.<br />

Ch'ella ha in sospetto quella dubbia casa<br />

ed i Tirii bilingui, la tormenta<br />

l'atroce Giuno, e il pensier cresce a sera.<br />

Dunque a l'alato Amor cosí favella:<br />

"Figlio, potenza, onnipotenza mia,<br />

figlio che del gran Padre il dardo spregi<br />

a Tifoèo tremendo, a te ricorro,<br />

supplice imploro il nume tuo. Che in mare<br />

il tuo fratello Enea di riva in riva<br />

sbattuto vien per l'odio di Giunone<br />

inimica, son cose che tu sai

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