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"L'Eneide",

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validissimi cuor, porta in Italia;<br />

dura una gente e ruvida dovrai<br />

nel Lazio debellar. Ma prima pure<br />

cerca di Dite l'ime case e vieni<br />

per l'alto Averno, o figlio, al mio colloquio.<br />

Me non tien l'empio Tartaro, dolenti<br />

ombre, ma sono tra gli ameni cori<br />

de' buoni ne l'Elisio. Ivi la casta<br />

Sibilla ti addurrà, per molto sangue<br />

di nere agnelle. Allor tutta saprai<br />

tua prole e qual città ti si conceda.<br />

Intanto addio: la Notte umida piega<br />

da mezzo il corso e già crudel mi sfiora<br />

col soffio de' cavalli l'orïente".<br />

Avea detto e svaní simile a fumo<br />

tra l'aure lievi. Enea "Dove t'affretti?<br />

dove t'involi? esclama; oh chi tu fuggi?<br />

chi t'allontana da l'abbraccio mio?"<br />

Scote tra 'l dire le sopite brage,<br />

ed il Lare di Pergamo e il sacrario<br />

de la canuta Vesta con devoto<br />

farro e pieno incensier supplice adora.<br />

Subito chiama i suoi e primo Aceste:<br />

narra il cenno di Giove ed i comandi<br />

del caro padre e quel ch'esso disegni.<br />

Senza indugio è il partito e Aceste assente.<br />

Scrivon le donne a la cittadinanza<br />

e abbandonano il popolo voglioso,

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