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"L'Eneide",

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qual ti venne in pensier follia sí grande?<br />

altre forze non senti e fatti avversi<br />

i numi? cedi al dio". Disse e dicendo<br />

la lotta separò. Ma i fidi amici<br />

lui strascicante a fatica i ginocchi<br />

e ciondolante il capo, e da la bocca<br />

sangue gettando e misti al sangue i denti,<br />

conducono a le navi, ed invitati<br />

ricevono quell'elmo e quella spada,<br />

la palma e il toro lasciano ad Entello.<br />

Vittorïoso questi, altero in cuore,<br />

fiero del toro, "O figlio de la Dea,<br />

dice, e voi Teucri, or apprendete quali<br />

ebb'io le forze giovani, e da quale<br />

morte Darete richiamaste". Disse,<br />

e in faccia al toro, premio suo, si pose,<br />

poi dritto con la destra indietro tratta<br />

gli vibrò tra le corna i duri cesti<br />

ed il cervello misto a l'ossa infranse:<br />

tremebondo stramazza il bue morente.<br />

Indi l'eroe soggiunse ancora: "Questa<br />

piú confacente vita, Èrice, t'offro<br />

in luogo de la morte di Darete:<br />

qui vincitor depongo i cesti e l'arte".<br />

Enea subito poi chiama chi voglia<br />

gareggiar con la rapida saetta,<br />

ponendo i premi, e con possente mano<br />

trattolo da la nave di Seresto

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