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"L'Eneide",

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Primo s'abbatte a Fàleri ed a Gige<br />

recidendogli il pòplite; ritratte<br />

l'aste le scaglia de' fuggenti a tergo<br />

(animo e forza gli ministra Giuno);<br />

Ali compagno aggiunge a Fègeo, cui<br />

passò la parma; ignari su le mura<br />

appresso e provocanti Alcandro e Alio<br />

e Noèmone e Prítani. Poi Línceo,<br />

che gli si spinge contro e chiama i soci,<br />

col vivo brando da lo spaldo a destra<br />

sopraffà (lí spiccatogli d'un colpo<br />

giacque con l'elmo il capo suo lontano),<br />

Àmico poscia distruttor di belve,<br />

che a unger dardi e avvelenar la punta<br />

ben sapea far meglio che tutti, e Clizio<br />

eolide, e a le Muse amico Crèteo,<br />

Creteo compagno de le Muse, ch'ebbe<br />

sempre i carmi e la cetra a cuore e il canto<br />

a le corde sposato, e cantò sempre<br />

cavalli ed armi e battagliar d'eroi.<br />

I teucri duci alfine, udito il danno,<br />

convengon, Mnèsteo e il fier Seresto, e in rotta<br />

veggono i loro ed il nemico in casa.<br />

E Mnèsteo grida: "A che fuggire? e dove?<br />

qual città piú, quali altre mura avete?<br />

Un uomo solo, o cittadini, e stretto<br />

entro i vostri steccati, impunemente<br />

la città riempita avrà di stragi

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