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"L'Eneide",

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le minacce del pelago e del cielo,<br />

pur lasso, oltre le forze e la fortuna<br />

de la vecchiezza. E ben fu desso a farmi<br />

prego e cenno che a te, che a le tue soglie<br />

supplice mi rendessi. Or del figliuolo<br />

e del padre pietà deh! abbi, o alma,<br />

ché tutto puoi, e non inutilmente<br />

Ecate ti prepose a' boschi averni.<br />

Se Orfeo col suono de le tracie corde<br />

richiamar poté l'ombra de la sposa,<br />

se Polluce il fratel con morte alterna<br />

redense e va e vien per quella via<br />

- debbo il gran Téseo ricordarti o Alcide? -,<br />

sono disceso anch'io dal sommo Giove".<br />

Con tali detti orava e stringea l'are,<br />

quando riprese a dir la profetessa:<br />

"Divin sangue, Anchisíade troiano,<br />

facile è la discesa de l'Averno;<br />

dí e notte il fosco Dite ha porta schiusa:<br />

ma il piè ritrarre e risalire al sole,<br />

questa è l'impresa e la fatica. Pochi,<br />

cui benigno amò Giove e acceso ardire<br />

a le stelle levò, nati da numi,<br />

il poterono. In mezzo è tutto selve,<br />

e Cocíto fluendo le circonda<br />

del grembo cupo. Ma se tanto affetto,<br />

se hai tanto ardore di nuotar due volte<br />

lo stigio lago, di veder due volte

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