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"L'Eneide",

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o richiedesse l'ordine de' fati;<br />

ei riconforta Enea con questo dire:<br />

"O figlio de la Dea, dove il destino<br />

chiama o richiama andiam; che che si sia,<br />

la pazïenza vinca la fortuna.<br />

Qui di stirpe divina è il teucro Aceste:<br />

abbilo per compagno ne' disegni<br />

volonteroso, e a lui cedi chi sopra-<br />

vanza, perse le navi, e omai rifugge<br />

da l'alta impresa e da le tue vicende.<br />

I vecchi stanchi e le donne spossate<br />

togli dal mare, e quanto con te viene<br />

di fiacco e pauroso de' perigli:<br />

abbiano qui la lor città gli stanchi<br />

e lor sia dato nominarla Acesta".<br />

Tocco a tal dire de l'annoso amico,<br />

viepiú tra' suoi pensieri è combattuto.<br />

E bruna su la biga in ciel saliva<br />

la Notte, ecco da l'alto a l'improvviso<br />

parve la visïon del padre Anchise<br />

scendere e favellargli in queste voci:<br />

"O figlio, a me piú caro de la vita<br />

nel tempo che la vita mi durava,<br />

o travagliato dagl'iliaci fati,<br />

vengo al cenno di Giove che la fiamma<br />

stornò da' legni e alfin ti si fe' pio.<br />

Odi i consigli che ti dà sí buoni<br />

Naute longevo: gioventú prescelta,

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