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"L'Eneide",

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porta i Penati vinti, e sé dai fati<br />

dice richiesto a re; che al sir dardanio<br />

molte genti s'accostano e il suo nome<br />

frequente per le lazie aure si spande.<br />

A che si accinga, qual successo a l'armi,<br />

se la fortuna lo secondi, agogni,<br />

piú manifesto deve a Dïomede<br />

che a Turno re parere o a re Latino.<br />

Ciò per il Lazio.<br />

E il laömedontèo<br />

eroe, tutto vedendo, in gran tempesta<br />

ondeggia di pensieri, or qua la mente<br />

e or là rapida volge, e in ogni parte<br />

le dà l'ali per tutte le vicende:<br />

qual tremulo brillar d'acque ne' bronzei<br />

vasi, dal sol percosso o da la luna<br />

specchiata, lieve si riflette intorno<br />

e balza e il sommo de le stanze irraggia.<br />

Era notte, e per ogni terra stanchi<br />

gli animali che volano e che vanno<br />

alto sonno teneva: il padre Enea<br />

su la riva e sottesso il freddo cielo,<br />

afflitto in cuore da la triste guerra,<br />

diede a le membra sue tardo riposo.<br />

Ed ecco gli sembrò che si levasse<br />

dal fiume ameno tra i frondosi pioppi,<br />

nume antico del luogo, Tiberino;<br />

tenue lino il cingea di glauco velo,

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