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"L'Eneide",

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guizza e non tocca, e inavvertito infonde<br />

il viperino spirito a la folle.<br />

Al collo le si fa monile d'oro<br />

il gran serpe, si fa prolissa benda<br />

e lega il crine e per le membra scorre.<br />

Mentre il primo contagio insinuato<br />

del viscido veleno i sensi tenta<br />

e reca a l'ossa l'ardor suo, ma tutta<br />

non anche in petto divampò la fiamma,<br />

ella parlò rimessa e come donna<br />

con molto lagrimar sopra il connubio<br />

frigio de la figliuola. "E si dà sposa<br />

agli esuli Troiani, o re, Lavinia?<br />

né pietà de la figlia e di te stesso,<br />

né de la madre hai tu, che al primo vento<br />

qui lascierà quel perfido ladrone<br />

prendendo il mar con la fanciulla? A Sparta<br />

non entra in questo modo il pastor frigio<br />

ed Elena ledèa portasi a Troia?<br />

Ove la pia tua fede? ov'è l'antica<br />

cura de' tuoi? a che fu tante volte<br />

data tua destra al consanguineo Turno?<br />

Se un genero a' Latini si richiede<br />

straniero, e questo hai fermo e t'urge il cenno<br />

di Fauno padre, qual città non serve,<br />

libera, a' nostri scettri, io quella estimo<br />

straniera e che cosí dican gli Dei.<br />

Anche Turno, chi cerchi la radice

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