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"L'Eneide",

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de la guerra, oggi il regno di Latino,<br />

se non si porgan docili a obbedire<br />

vinti, distruggerò, fumanti al suolo<br />

adeguerò le torri. Oh sí ch'io debba<br />

aspettar fin che piaccia a Turno starmi<br />

di fronte e vinto rinnovar gli assalti!<br />

Qui, cittadini, il fonte e qui la foce<br />

de l'empia guerra: su, mano a le faci!<br />

rivendicate con le fiamme il patto".<br />

Avea detto, e già tutti àlacri fanno<br />

cuneo e ruinan densa massa a' muri.<br />

Improvvise appariscono le scale<br />

e guizza il fuoco. Corrono a le porte<br />

alcuni e uccidon chi rincontran prima,<br />

saettano altri e l'aria ombran di dardi.<br />

Esso tra' primi Enea leva a le mura<br />

la destra e accusa a gran voce Latino,<br />

e protesta agli Dei che un'altra volta<br />

è sforzato a le pugne, e già due volte<br />

gli son nemici gl'Itali, e il secondo<br />

patto questo è che infrangesi. Discordia<br />

nasce fra' trepidanti cittadini:<br />

si schiuda la città, s'apran le porte<br />

a' Dardani, alcun vuole; ed il Re stesso<br />

traggono su gli spaldi; altri con l'armi<br />

s'affrettano a difesa de le mura:<br />

come se in perforato sasso spia<br />

l'api il pastore e il sasso empie di fumo

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