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"L'Eneide",

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mi turbano e mi affannano? Che novo<br />

ospite è questo che ci giunse in casa?<br />

quale aspetto! che forte cuor! che braccio!<br />

Credo ben io, né credo invan, che stirpe<br />

è degli Dei: i tralignanti accusa<br />

lor viltà. Da che fati ahimè sospinto!<br />

quali narrava superate guerre!<br />

Se nel mio cuore immobilmente ferma<br />

non fossi a ricusar nodo di nozze,<br />

poi che morendo il primo amor m'illuse;<br />

se preso in odio il talamo e le tede<br />

già non avessi, fors'ell'era questa<br />

l'unica colpa cui ceduto avrei.<br />

Anna, il confesserò, sí, dopo il fato<br />

del misero Sicheo mio sposo e il sangue<br />

di che il fratello empí la casa, solo<br />

questi m'ha scosso i sensi e il cuor che trema:<br />

conosco i segni de l'antica fiamma.<br />

Ma prima s'apra a me la terra cupa<br />

e mi fulmini il gran Padre tra l'ombre,<br />

le pallide ombre e l'infinita notte,<br />

ch'io te, Pudore, o le tue leggi offenda.<br />

Quegli che primo a sé mi strinse, il mio<br />

amor se ne portò; quegli se l'abbia<br />

sepolto insieme".<br />

Cosí disse, e in seno<br />

il pianto le proruppe. Anna risponde:<br />

"O piú cara del giorno a la sorella,

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