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"L'Eneide",

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quando turbasti con ingegno il patto<br />

e qui venisti ne la guerra, ed ora<br />

invan dea mi ti celi. Ma chi volle<br />

che scendessi d'Olimpo a tal travaglio?<br />

forse a mirar del misero fratello<br />

la fine acerba?.... Oh che far debbo? e quale<br />

fortuna omai promette scampo? Io vidi,<br />

vidi sotto a' miei occhi e me chiamando<br />

Murrano, onde piú caro un non mi resta,<br />

grande cadere d'una gran ferita.<br />

Cadde Ufente infelice, a non vedere<br />

il nostro scorno; e son padroni i Teucri<br />

del suo corpo e de l'armi. Ora ch'io lasci<br />

distruggere le case (questo estremo<br />

mancava sol) senza mostrar mia destra<br />

Drance bugiardo? volterò le spalle<br />

e vedrà questo suol Turno fuggire?<br />

Fino a tal segno è morte una sventura?<br />

Deh! ombre, a me siate benigne voi,<br />

poi che la voglia de' Celesti è avversa.<br />

Altera anima e schietta di tal macchia<br />

a voi discenderò, de' grandi padri<br />

mai non indegno".<br />

Egli avea detto appena:<br />

e per mezzo i nemici ecco che a volo<br />

sul cavallo schiumoso si ruina,<br />

ferito di saetta in volto, Sace,<br />

Turno a nome implorando: "La salvezza

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