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"L'Eneide",

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quello si possa adempiere che preme,<br />

ti mostrerò, m'ascolta, in breve. Enea<br />

e con lui l'amantissima Didone<br />

si preparano andar ne' boschi a caccia,<br />

non appena domani il sol nascente<br />

co' suoi raggi riveli l'universo.<br />

Io di grandine misto un nero nembo,<br />

mentre le schiere a collocar le reti<br />

s'affannano, rovescerò su loro<br />

e moverò tutto tonante il cielo.<br />

Qua e là fuggiran gli altri, ne la cupa<br />

notte ravvolti: Dido e il teucro duce<br />

ripareranno a la spelonca stessa.<br />

Quivi sarò: se il tuo piacer m'è chiaro,<br />

glie la unirò di stabile connubio<br />

per sempre sua. Sarà quivi Imeneo".<br />

Annuí senza opporsi a la chiedente<br />

e sorrise a le trame Citerèa.<br />

L'Aurora intanto da l'Oceano è sorta.<br />

Vien da le porte col novello raggio<br />

la eletta gioventú. Là reti rade<br />

e lacci e giavellotti a larga lama<br />

e accorrono massíli cavalieri<br />

e de' cani il sottil fiuto. A le soglie<br />

stanno i primi de' Peni ad aspettare<br />

la regina nel talamo indugiata:<br />

e d'ostro e d'oro splendido un destriero<br />

impazïente morde il fren schiumoso.

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