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TESI DI LAUREA in Economia Civile VOICE OR - Aiccon

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percorso, la cui partenza co<strong>in</strong>cide proprio con le decisioni politiche deliberate dai<br />

governi dei paesi più ricchi.<br />

A partire dalla Gran Bretagna di Margaret Thatcher e dagli Stati Uniti di Ronald<br />

Regan, gli anni Ottanta hanno visto un’ondata di politiche di liberalizzazione dei<br />

mercati, di deregolamentazione e di privatizzazione di molte attività economiche<br />

precedentemente gestite dallo Stato. Il risultato è stato un ritiro dell’azione pubblica e<br />

dei controlli da parte degli Stati-nazione su molte attività economiche, lasciate<br />

all’attività delle imprese sia nazionali che straniere. Le decisioni politiche di<br />

liberalizzare i mercati, il commercio, gli <strong>in</strong>vestimenti e la f<strong>in</strong>anza hanno creato le<br />

condizioni per sviluppare queste attività sempre più su scala sovranazionale, svuotando<br />

rapidamente le capacità di controllo dei governi nazionali sulle proprie economie<br />

(Pianta, 2000).<br />

In questo modo, i poteri privati ci impongono, spesso senza neanche un dibattito<br />

politico, il nuovo ritmo del cambiamento, gli orientamenti del progresso economico e<br />

tecnico e la loro occupazione dei dom<strong>in</strong>i non commerciali (De Woot, 2001).<br />

Sembra che tutto avvenga come se la globalizzazione s’imponesse agli Stati senza<br />

lasciare neanche la libertà di scegliere il tipo di economia di mercato conveniente al<br />

proprio paese.<br />

Ad oggi, l’<strong>in</strong>teresse dello Stato a conservare la sua quota di sovranità sul territorio<br />

non co<strong>in</strong>cide di necessità con l’<strong>in</strong>teresse delle imprese a muoversi liberamente sui<br />

mercati <strong>in</strong>ternazionali alla ricerca delle migliori opportunità di profitto, né con<br />

l’<strong>in</strong>teresse dei cittad<strong>in</strong>i ad ottenere qualità migliori di prodotti di cui fanno domanda e<br />

soprattutto ad acquisire più ampi spazi di autogoverno del territorio (Zamagni, 2005a).<br />

La dim<strong>in</strong>uzione di povertà assoluta, l’aumento di povertà relativa<br />

La globalizzazione ha portato come conseguenza l’aumento della diseguaglianza tra<br />

diversi paesi o fasce della popolazione.<br />

Il mercato globale sembra aver diviso i cittad<strong>in</strong>i/lavoratori <strong>in</strong> due grandi categorie<br />

(Pass<strong>in</strong>i, 2001):<br />

i ricchi globalizzati, cittad<strong>in</strong>i di “serie A”, dotati di risorse, competenze,<br />

conoscenze ed <strong>in</strong>formazioni;<br />

i poveri localizzati, cittad<strong>in</strong>i di “serie B”, ricchi solo di <strong>in</strong>stabilità e svolgenti<br />

attività precarie sufficienti appena a garantire un reddito di sopravvivenza.<br />

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