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TESI DI LAUREA in Economia Civile VOICE OR - Aiccon

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La globalizzazione sp<strong>in</strong>ge verso la direzione opposta, come precedentemente visto;<br />

le regole del libero mercato mal si sposano con l’eterogeneità culturale e trovano nella<br />

difformità degli stili di vita, dei sistemi di Welfare, dei modelli educativi, ecc., un forte<br />

ostacolo alla loro diffusione.<br />

Occorre allora agire di modo tale che il filtro selettivo imposto dalla competizione<br />

globale non annienti le varietà meno forti. Salvaguardare la diversità delle vie dello<br />

sviluppo è oggi il modo più efficace di combattere il tragico aumento delle<br />

diseguaglianze tra paesi e gruppi sociali (Zamagni, 2005a).<br />

Non si può cont<strong>in</strong>uare ad agire come se non ci fosse un divario tra paesi ricchi e PVS<br />

e, soprattutto, non fare niente per colmarlo; le istituzioni da applicare e le modalità con<br />

cui farlo non possono essere gli stessi per i paesi che già hanno beneficiato del<br />

benessere creato con la globalizzazione e per i paesi che, <strong>in</strong>vece, risentono<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente degli aspetti negativi del processo considerato.<br />

Ad esempio, secondo Stiglitz (2006), c’è bisogno di un regime economico<br />

<strong>in</strong>ternazionale più equilibrato nel garantire il benessere sia dei paesi sviluppati sia dei<br />

PVS, attraverso alcune l<strong>in</strong>ee guida:<br />

un impegno da parte dei paesi sviluppati a lavorare nella direzione di un regime<br />

commerciale più equo, che davvero promuova lo sviluppo;<br />

un nuovo modo di <strong>in</strong>tendere la proprietà <strong>in</strong>tellettuale e la promozione della<br />

ricerca – con accesso anche per i PVS;<br />

un impegno, da parte dei paesi sviluppati, a retribuire i PVS per i loro servizi<br />

ambientali;<br />

un riconoscimento esplicito che tutti noi condividiamo lo stesso pianeta e che il<br />

riscaldamento globale rappresenta una m<strong>in</strong>accia concreta i cui effetti sarebbero<br />

disastrosi per alcuni PVS;<br />

un impegno da parte dei paesi sviluppati a pagare il giusto ai PVS per le loro<br />

risorse naturali e ad estrarle <strong>in</strong> modo da non deturpare l’ambiente;<br />

la conferma dell’impegno già assunto dai paesi sviluppati a fornire ai PVS aiuti<br />

f<strong>in</strong>anziari <strong>in</strong> ragione dello 0,7% del PIL – al 2002, solo c<strong>in</strong>que paesi l’hanno<br />

mantenuto: Danimarca, Lussemburgo, Svezia, Norvegia, Olanda;<br />

un ampliamento ad un maggior numero di paesi dell’accordo raggiunto nel<br />

giugno del 2005 per il condono del debito;<br />

riforme dell’architettura f<strong>in</strong>anziaria globale, f<strong>in</strong>alizzate a limitare l’<strong>in</strong>stabilità ed<br />

a spostare il peso maggiore del rischio sui paesi ricchi;<br />

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